La Corea del Nord resta tema di stretta attualità, e non è una buona notizia. Tutto ciò riporta alla mente vecchie storie che riguardano il paese asiatico, tra cui un aneddoto a tema automobilistico.

Tutto ha inizio negli anni ‘70: un periodo in cui la Corea del Nord non era ancora il paese che conosciamo oggi. Sebbene già dagli anni ‘60 si iniziassero a intravedere le crepe nel sistema, fino alla metà del decennio successivo il PIL pro capite era simile a quello della Corea del Sud. Era un periodo in cui le prospettive di guadagno affascinavano molti investitori stranieri, particolarmente l’industria mineraria, che ancora oggi rappresenta circa il 40% delle esportazioni nordcoreane.

In questo contesto, la Svezia fu tra i primi paesi ad effettuare scambi economici con l’allora “paradiso socialista”: diverse aziende svedesi parteciparono, tra le quali non poteva mancare Volvo. Nel 1974 la casa di Göteborg inviò in Corea del Nord mille Volvo 144, una berlina in produzione dal 1966, che costituiva il modello principale da loro offerto, e introdusse al mondo quel particolare design spigoloso per decenni parte dell’identità del marchio scandinavo.

Purtroppo per le industrie svedesi, nel giro di pochi mesi si capì che il regime dell’allora Kim Il-sung non aveva le risorse per pagare quanto stava ricevendo dal resto del mondo. I ricavi generati dalle esportazioni minerarie, realizzate grazie ai macchinari importati (e non pagati), furono di gran lunga inferiori alle aspettative, a causa di previsioni troppo ottimistiche, unite ad un calo del prezzo delle materie prime.

Molte aziende cercarono di negoziare il pagamento, ed i mass-media svedesi non persero occasione di infiammare l’opinione pubblica, pubblicando liste più o meno veritiere dei debiti nordcoreani (addirittura si vociferava di cinque milioni di dollari dovuti a Rolex, per duemila orologi con l’incisione “donato da Kim Il-sung”).

La spirale verso il basso dello stato asiatico non ebbe fine, i piani quinquennali non riuscirono a dar vita all’industria, nel 1984 avvenne il default sui suoi titoli di stato, e, negli anni ‘90, con la perdita del benefattore sovietico, anche l’agricoltura, in passato fiore all’occhiello del regime, collassò, portando a devastanti carestie e alla realtà che conosciamo oggi.

Volvo, nel frattempo, non venne mai pagata: in quanto garante del debito, se ne fece carico l’EKN, la commissione svedese sui crediti d’esportazione. La stessa non manca, ogni anno, di calcolare l’ammontare del totale dovuto, comprensivo di interessi, relativo a tutti i debiti nordcoreani verso le aziende svedesi, per poi richiedere a Pyongyang il pagamento. Secondo le ultime stime, il totale ammonta a circa 2,72 miliardi di corone, pari ad oltre 283 milioni di euro, lo 0,12% dell’attuale PIL nordcoreano.

Chissà se, come gli irriducibili che si ostinano a tenere stretti i titoli di stato, non pagati da trent’anni, anche la Svezia conti su un eventuale futuro pagamento.

Nel frattempo restano solo le foto, scattate dai pochi turisti, di questa miriade di Volvo, molte delle quali in un bel verde scuro, che scorrazzano per le strade di Pyongyang.

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