Tavares, ceo di Stellantis, non mi è mai sembrato esattamente un tipo “fair” come dicono gli inglesi (anzi, una volta sì col sottoscritto ma era alla prima uscita da nuovo capo di Psa). Sempre pronto a essere aspro anche in pubblico, chissà che sarà all’interno con i suoi, non è stato “fair” in settimana sparando sulla croce rossa di de Meo, ceo di Renault, per il caso Ampere. Sottolineando pure che il governo francese dovrebbe dare una occhiata(ccia) al rivale che si circonda di troppi partner cinesi a partire da Geely – i veri nemici dell’industria mondiale secondo Tavares, e fa niente che lui abbia fatto la stessa cosa con Leapmotor.
Sequenza: il 31 gennaio, de Meo annuncia con un comunicato che la sua divisione elettrica Ampere non sarà più portata in Borsa separatamente da Renault in questo primo semestre dell’anno. Operazione di colpo annullata dopo averla sbandierata come la migliore delle soluzioni possibili per lo sviluppo dell’elettrico (Ford ha fatto la stessa cosa ma non ha mai parlato finora di quotazione separata). I motivi addotti? Non ci sono le condizioni esterne di mercato, ci sono quelle interne per autofinanziarsi e perseguire gli obiettivi annunciati. De Meo deve avere sognato Gengis Khan per esporsi così a un pubblico ludibrio.
Il giorno seguente, Tavares spiega in una intervista a Bloomberg che, a causa della costosa e pericolosa transizione all’elettrico, l’industria dell’auto va verso una nuova fase di consolidamento, cioè fusioni per sopravvivere, come Stellantis ha già fatto fra la sua Psa e Fca. A freddo, aggiunge in altre parole che Renault è un vaso di coccio.
Il 2 febbraio, Bloomberg scodella gli “highlights” dell’intervista. A domanda se “vede Renault vulnerabile”, Tavares risponde che i guai sull’elettrico arriveranno soprattutto per chi ha problemi di economia di scala e per chi ha una strategia della separazione come il rivale, l’opposto della sua. Tenendosi a stento, come capita alla 16esima ora a chi fa digiuno intermettente di fronte a una lasagna fumante: “Non ho uno specifico interesse in questa società come in un’altra”. Ma è chiaro che siamo al gioco dell’Opa. Non ostile (bontà sua), certe cose se si devono fare (specifica) solo “in via amichevole”.
Eppure Tavares e de Meo non sembravano fratelli coltelli alla fine di settembre del 2022 quando, in un hotel di Versailles, il quotidiano Le Parisien mise insieme i due galletti non francesi di Francia in una intervista incrociata. In fondo hanno lo stesso patron, lo stato azionista di entrambi i gruppi da loro diretti.
A un certo punto, concordi che sarebbe in atto una guerra alla mobilità privata nonostante gli sforzi dell’industria sull’auto elettrica, partì un duetto. Il ceo di Stellantis: “Siamo qui per proporre soluzioni, a condizione che la società accetti che la libertà di movimento individuale, familiare e professionale rimanga una parte fondamentale del nostro stile di vita. Creeremo un forum sulla libertà di movimento per discutere di questo tema”. “Se vuoi, partecipo anch’io”, gli dice de Meo. “Certo che ti invito”, risponde Tavares.
Era solo teatro. Les trois coups, far tacere il pubblico e andare finalmente in scena.
PS Avevo scritto qui due mesi fa di un report di Bernstein, banca d’affari tedesca, che invitava Volkswagen o Stellantis a comprarsi Renault. Pas mal. Così a Bloomberg, già che c’era, Tavares ha detto pure che se Renault facesse con Volkswagen un accordo industriale sull’elettrico di cui si parla da un po’ di tempo, finirebbe “sotto” i tedeschi. Come dire, nel caso ci penso io?