Opel Frontera? A ventenni in odore di patente non rievocherà nulla il nome del nuovo modello, che è elettrico e ibrido mild. Frontera è il nome di un fuoristrada che Opel ha venduto a partire dal 1991 per circa un decennio, frutto di un accordo con i giapponesi di Isuzu, specialisti nell’off road. Una vecchia gloria, a suo modo, per la quale c’era chi utilizzava il solito aggettivo destinato alle trazioni integrali, “inarrestabile”. Oggi non più consono, quantomeno se si parla di auto elettriche.

Ho appena guidato la nuova Opel Frontera e mi è tornato in mente un viaggio di lavoro fatto a suo tempo insieme a un collega con la Frontera anni 90, circa 1000 chilometri andata a e ritorno a gasolio. La parola suv non esisteva: Frontera significava fuoristrada spartano, un sasso per comodità e una sorta di trattore dal punto di vista acustico.

La nuova Opel Frontera è un classico suv di 4,38 metri di lunghezza, spazioso e pratico. Nella motorizzazione elettrica guidata da 113 cavalli e circa 300 chilometri di autonomia con batteria da 44 kWh (una versione fino a 400 chilometri di autonomia è attesa entro la fine del 2025) ha comportamento opposto alla vecchia Frontera. E’ molto confortevole e molto silenziosa anche a velocità autostradale (niente fruscii aerodinamici, insomma).

Il tempo è galantuomo, diceva Voltaire, benché Opel Frontera sia rinata per opera dell’ormai vituperato Tavares. Ha una piattaforma capace di accogliere sia l’elettrico che il sistema ibrido, su cui vengono costruiti più modelli: oltre a Frontera, le Citroen C3 e C3 Aircross, la Fiat Grande Panda. E’ così che si risparmia e non si uccidono marchi, almeno sulla carta e sempre che il design riesca davvero a rendere distintive le sorelle a forma di suv.

L’unica obiezione che faccio alla Opel Frontera è l’autonomia un po’ limitata della versione elettrica. Per abbassare il prezzo, 29.900 euro (in linea col mercato, si parte dai 24.500 euro per la versione mild hybrid) è stata utilizzata una batteria più piccola, meno costosa e, bontà sua, più leggera. Al di là degli studi su quanto poco utilizziamo l’auto in Europa, 300 chilometri di autonomia dichiarata possono essere percepiti come giusti per una utilitaria da città. Solo che Opel Frontera non è proprio da città con le sue dimensioni e anzi sostiene di avere altre ambizioni: è principalmente auto da famiglia. Dunque si suppone anche per fare viaggi: e allora perché dare a una famiglia che, per natura di pensieri ne ha già tanti, pure il pensiero di dover ricaricare abbastanza presto?

La scelta di Opel Frontera segnala il problema comune ad altri modelli e alla tecnologia esistente. Le batterie meno costose non hanno ancora una densità per garantire una autonomia maggiore, come presto accadrà man mano che ricerca e sviluppo avanzano. Ma nel frattempo i costruttori devono subito abbassare il prezzo dell’auto elettrica per provare a venderla, intervenendo sulla voce di costo più importante nell’impellenza di una graduale accessibilità.

Di fronte a un mercato a zero emissioni fragile e influenzabile dagli umori di guerre e politica, bisogna sperare nella tecnologia che va più veloce di noi e nella conseguente riduzione dei costi. E’ già successo con le batterie dei telefoni. Si chiama corsa contro il tempo, per qualcuno sarà anche di sopravvivenza.

@fpatfpat

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