La Renault 4 E-Tech Electric, insomma, elettrica e basta, arriva nelle concessionarie. Non è cinese, non è ibrida, non è trumpiana, non ammazza bambini, non fa morire di fame nessuno. Un’auto assolutamente fuori linea e fuori moda. Non che la sua celebre antenata del 1962 lo fosse: aveva aria da furgone quando la Renault Dauphine era tondeggiante, di cui doveva essere “meno elegante ma con più estetica della 2 CV, ma attenzione senza copiare la Citroen!”, secondo il brief dell’allora boss del marchio Pierre Dreyfus.

Non ho mai amato la Renault 4 per motivi estetici, mentre quella attuale mi piace proprio esteticamente. Ai tempi, amavo la Citroen Dyane e non la 2 CV, ma mi sono ritrovato una Fiat 500, jamais una Renault 4. Anche se le due sorelle di sangue hanno una cosa in comune, oltre 60 anni dopo: nelle rispettive categorie di mondi altri, vanno più che bene alla guida, con la genialità del portellone fino al paraurti con basso piano di carico inventato sulla prima 4 e traslato pari pari sulla nuova.

All’epoca, sulla Renault 4 chiamata successivamente Quatrelle, qualche collega lamentò alla presentazione in Camargue (non c’ero, leggo) “scarse finiture”. Oggi, l’unica lamentela che mi sento di scrivere sulla 4 elettrica presentata a Lisbona (c’ero) è l’autonomia delle batterie: da 308 a 409 chilometri con una carica. Relativamente pochi per un’auto che potrebbe essere perfetta come prima scelta da famiglia per spazio e convenienza, ma tant’è. Ci sarebbe voluta una batteria più capiente, dunque più pesante e più costosa. Oggi non disponibile, se non a costi che metterebbero la 4 fuorigioco. Qualcuno attenderà, altri no. Come abbiamo fatto per le batterie dei nostri smartphone. Non li abbiamo comprati lo stesso quando duravano lo spazio di un mattino, e a qualsiasi prezzo?

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Della Renault 4, torno al punto, ne ho fatto e ne faccio una questione d’estetica. Per un caso della vita, mi è capitata una chiacchiera da bar con Luca de Meo, già dimessosi da amministratore delegato del gruppo Renault e non ancora in servizio per Kering nello stesso ruolo, gruppo del lusso. Gli ho detto che la vecchia Renault 4 era brutta e che quella nuova no, lui più o meno mi ha risposto: sì, era brutta e infatti è stato più difficile rifarla, “tre volte”.

Alla prossima, chiederò conto a Gilles Vidal, capo designer di Peugeot che de Meo aveva portato con sé in Renault cinque anni fa con non pochi mugugni al centro stile interno e che, appena de Meo se ne è andato, ha mollato per tornare da capo designer di Stellantis in Europa. Immagino per un richiamo della foresta del suo antico boss Peugeot, Jean-Philippe Imparato, oggi numero uno di Stellantis Europe. Detto tra noi, di Vidal che stimo molto ed è anche una persona con cui si parla professionalmente con soddisfazione, mi è piaciuto più il vecchio corso Peugeot che il nuovo corso Renault. La sua 4 elettrica esclusa però, al top.

Di Renault 4 ho scritto molto, fra cui un aneddoto sulla prima che potrebbe valere una revanche per l’elettrica. Nel 1977, in occasione dell’uscita dalla linee del cinque milionesimo esemplare di Renault 4, il responsabile dell’ufficio stampa del costruttore Michel Rolland propose ai giornalisti una gara: scrivere in segreto su un foglio la cifra di produzione finale della Quatrelle, s’intende per quando sarà il momento di uscire di scena (accadrà nel 1992). Jacques Debaussart, collega della rivista Sécurité Routière, annotò 8.203.000. Quindici anni dopo, Renault gli regalò quale vincitore una delle ultime Renault 4, versione Bye Bye (stranamente spiritosi sti’ francesi): la produzione era stata fermata a 8.135.424. Chi scommette sulla Renault 4 elettrica (tanto non ti regala niente nessuno)?

@fpatfpat

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