Come sapete, Giorgetto Giugiaro, il nostro più celebre car designer, è sopravvissuto a un incidente piuttosto grave mentre era in vacanza in Sardegna. Ha sbandato con il suo suv in un tornante, precipitando di una quindicina di metri. Un noioso busto ortopedico per un paio di mesi e il 7 agosto potrà festeggiare in salute i suoi 87 anni. Un miracolo, parole sue che, a guardar le foto, facciamo subito nostre con un brindisi.

Ma Giugiaro non si è limitato a dare spago ai credenti e a deridere i non credenti – i miracoli esistono o no? – né ha avuto timore di passare per il solito vecchio cui sarebbe ora di ritirare la patente, come la gente dice di altri due ottantenni che in questi stessi giorni hanno imboccato autostrade contromano, perdendo la vita o facendola perdere ad altri. Ha deciso di non nascondersi e di fare una pubblicità progresso, quella cosa bella e utile che non si vede più in tv, in Italia nata giusto un anno prima della sua Industrial Design Division.

Giugiaro ha scritto una lettera a La Stampa (piena di commenti, molti variamente critici), che colpisce: sono vivo soltanto perché mi posso permettere di avere un’auto moderna e sicura, dunque sono un privilegiato. “La tecnologia salva vite, ma è una salvezza che costa cara. E questo, per uno come me, che ha sempre voluto disegnare auto per tutti, è un pensiero che brucia”. Ecco il punto: il progresso non fa sempre rima con l’accessibilità. I sistemi di sicurezza attiva sono obbligatori su tutte le auto, ma quelli a pagamento sono ancora troppi.

Giugiaro non lo dice, ma quanti lamenti si sentono in giro quando su un’auto nuova non si trova a primo colpo il settaggio degli Adas per abbassare il livello di risposta. Per molti, la sicurezza è come un fastidio. La libertà di guida a fari spenti nella notte barattata con un pugno di chip. Invece, ecco quanto vale, ci ricorda Giugiaro, indicando una strada (assomiglia per un attimo a quella di Yeats, il poeta irlandese de “non è un paese per vecchi”, del salpare verso Bisanzio, lì dove la luce nasce… vabbè).

@fpatfpat

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