Si dice il peccato, non il concessionario. Gli incentivi alla rottamazione, benché scaduti il 31 dicembre scorso e non rinnovati dal governo nonostante la promessa di farlo, continuerebbero a essere operanti fino al 31 marzo. Come? Basta retrodatare il contratto d’acquisto di un’auto nuova dando indietro una da rottamare, per esempio con data 28 dicembre 2009, e il gioco è fatto. Anzi, la truffa allo stato è servita. E a dirla tutta, per le auto a gas gpl o a metano non c’è bisogno nemmeno della rottamazione per avere il bonus. Dunque, un affare vero per molti. Non tutti i concessionari lo farebbero – sono 3.800 in Italia gli aderenti alla Federaicpa – né tutte le Case avallerebbero. Ovviamente non ci sono campagne di promozione in corso: chi lo sa, lo dice all’amico. E’ il passaparola l’anima della nuova rottamazione. 
Il decreto attuativo del governo per la rottamazione specifica soltanto che gli ordini dovevano essere fatti entro il 31 dicembre e che l’immatricolazione deve avvenire al massimo entro il 31 marzo 2010. Tutto qua. E la catena di controllo? Ci sono concessionari che avrebbero detto ai loro venditori: «Se lo fai ti licenzio». Altri che invece avrebbero dato l’ok e navigato a vista con quel che avevano da smaltire. In effetti, l’importante è che l’auto venduta con retroadatazione sia già in concessionaria. Sia in stock, come si dice. Certo, a quel punto sarebbe logico che la Casa, ricevendo per esempio il 24 febbraio un ordine per l’acquisto con rottamazione di un’auto nuova datato 29 dicembre 2009, si insospettisca e chieda conto. Ma quanti costruttori sono pronti a rinunciare a incassi e quote di mercato di questi tempi bui, senza più aiuti di stato e con previsioni di crolli del 40 per cento delle vendite da aprile in poi? Qualcuno avrebbe mandato in giro circolari con qualche buffetto, ma nulla più.
Per evitare concorrenza sleale tra concessionari oltre che tra costruttori e truffa allo stato, ci sarebbero voluti almeno due vincoli. Il governo avrebbe dovuto varare una normativa più stringente. E la Casa avrebbe dovuto imporre alla propria rete almeno l’invio di una raccomandata con ricevuta di ritorno di tutti gli ordini con data ultima 31 dicembre, un giovedì in cui gli uffici postali sono stati per altro regolarmente aperti.
Ci risulta che qualcuno l’abbia fatto. Ma ci risulta anche che almeno un costruttore, piuttosto importante, sulla vicenda avrebbe scelto la terza via, più o meno quella di Ponzio Pilato. Ricevuto a gennaio, febbraio o a marzo un ordine con rottamazione datato dicembre 2009, avrebbe imposto una «sanzione» da 100 euro al suo concessionario per il «ritardo». E poi, diciamo messa la coscienza a posto, approvato la transazione. C’è chi ha definito questa «sanzione» un nuovo comandamento violato: «Ruba a chi ruba».
Ufficialmente, tutti negano – costruttori e imprenditori – che la rottamazione continui con altri mezzi. Martedì scorso abbiamo incontrato il nuovo presidente della Federaicpa, Filippo Pavan Bernacchi, piuttosto preoccupato per la salute del settore. Nel 2010, ci ha detto, senza più incentivi 15.000 posti di lavoro sono a rischio, il 30 per cento degli attuali associati potrebbe chiudere. Ecco perché la federazione chiede al governo ammortizzatori sociali per i dipendenti delle imprese concessionarie e revisione della fiscalità. Ma tornando ai numeri primi, quelle delle macchine, ci ha poi fatto sapere che nelle sue stime circa 300.000 ordini firmati nel 2009 saranno spalmati nei primi tre mesi del 2010 come immatricolazioni.
Secondo i dati del ministero dei trasporti, tra gennaio e febbraio sono state immatricolate in Italia 407.580 nuove auto, +25,49 rispetto al primo bimestre del 2009. Bisognerà attendere la fine di marzo – che si annuncia molto positivo per le Case – prima di tirare una riga e fare due conti. Se si venderanno altre 200.000 auto nuove per restare in media, faranno 600.000 nel primo trimestre. Sottraendo le 300.000 da ordini 2009, quante delle altre 300.000 saranno state vendute senza rottamazione retrodata?

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