Nella lunga intervista di Sergio Marchionne al Corriere della Sera (qui trovate il testo e un mio commento), c’è un passaggio sfizioso sull’Alfa Romeo, con un retroscena da chiarire.  Perché, domanda l’intervistatore, non vende l’Alfa Romeo al gruppo Volkswagen, non essendo riuscito a rilanciarla? «Perché non la vogliamo vendere. E in ogni caso Piëch vorrebbe solo il marchio», risponde Marchionne. Incalza l’intervistatore: Piech non si prenderebbe un sito produttivo? «So quel che dico. E l’Alfa ci serve in America». Insomma, per la prima volta Marchionne conferma pubblicamente quanto era trapelato a livello di voci nel 2010: Vw non si comprò l’Alfa Romeo non perché ricevette un no da Torino, ma perché l’offerta fu ritenuta incongrua. Marchionne aveva tentato una carta da supermercato, paghi uno e prendi due. Insieme all’Alfa, la Volkswagen avrebbe dovuto prendersi anche uno stabilimento italiano, quasi certamente Mirafiori. Gratis, come Termini Imerese regalato a DR Motor, perché il problema maggiore del gruppo Fiat è la sovracapacità produttiva. “So quel che dico”, chiarisce oggi Marchionne. Che poi  l’Alfa serva adesso in America si è visto con la Dodge Dart, una Giulietta meno bella, e con le vendite deludenti della Fiat 500 nel suo primo anno a stelle e a strisce. Il marchio del Biscione è l’unico veramente internazionale, un tormentone il suo ritorno in Usa. Il 2013  è l’ultima data disponibile, anche se la nuova Giulia e la 4C  potrebbero slittare. E Ferdinand Piech forse non pagherebbe uno nemmeno per avere tre.

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