L’investimento per un modello come la Punto è di circa di un miliardo di euro, o poco più.
Il segmento B “generalista” (cioè delle vetture “normali”) è un campo di battaglia durissimo, dove i molti -e buoni- concorrenti si dividono una carcassa oramai incapace di sfamare tutti: un mercato così asfittico fa esplodere la guerra al ribasso dei listini e i margini si riducono proporzionalmente.
Difficilissimo rientrare nell’investimento,
VW magari se lo può permettere (vedi A1: bagno di sangue che ha già fatto saltare poltrone), Fiat assolutamente no.

Punto vende discretamente e fa cassa “vera”, avendo oramai ammortizzato l’investimento proprio, tra l’altro all’ epoca condiviso con GM per la Corsa.

Se il pianale attuale non va (normative crash? troppo costoso da produrre?) è necessario farne uno con un partner.

Purtroppo negli anni Novanta si è inseguito il mito della supercapacità produttiva, con impianti mostruosamente efficienti ma altrettanto inflessibili, ora la sovracapacità in un Mercato in coma come quello europeo è una palla al piede per ogni prospettiva di rilancio, sempre si riesca a sopravvivere.

Angoscia vedere come gli errori di valutazione di una vecchia classe dirigente vengano ora pagati da lavoratori e famiglie (problema, beninteso, tutto europeo, anche se in Italia proporzionalemtne più sentito).
Ovvio che chi ora si trova a potare ed a chiedere sacrifici per tentare di sopravvivere viene visto come unico colpevole.
Un po’ quel che accade a Monti,
con la similitudine di una bassa, bassissima popolarità in Patria a cui si contrappongono grandi apprezzamenti e riconoscimenti all’Estero.