La nuova Fiat Punto slitta al 2015? Considerando che le manca ancora un nuovo pianale, a oggi direi che sì, è molto probabile. L’agenzia di stampa Radiocor del gruppo Sole 24 ore ha parlato la settimana scorsa di questo rinvio, riportando voci anonime del settore che addossavano la scelta alla crisi perdurante del mercato europeo. La Fiat giustamente non commenta, per rispondere il prossimo 31 ottobre in occasione della presentazione dei conti del terzo trimestre. Sempre che sia in grado, per quella data.
Nella realtà, la motivazione del possibile rinvio della Punto causa crisi non sta in piedi. L’amministratore delegato di Fiat-Chrysler Sergio Marchionne ha usato questo argomento fino a circa un anno fa per giustificare lo stop a diversi nuovi prodotti, investendo primariamente sulla acquisizione-integrazione della Chrysler mentre la crisi in Europa diventava più grave e più lunga del previsto. Da tempo, però, non ne parla più: si è reso conto che è un non-argomento, visto anche previsioni tipo queste, nere fino al 2020.
Il rebus nuova Punto comincia più o meno nel secondo semestre del 2010, quando si pensa al modello da commercializzare nel 2013 secondo i piani. Il design è pronto già per l’estate dell’anno seguente, mi raccontano dall’interno del gruppo, ma l’auto non è competitiva, come dicono i (loro) tecnici: il pianale del modello precedente, finanziato e condiviso insieme alla Opel grazie al matrimonio del 2000 con Gm, non va più bene. Né, dopo il divorzio con gli americani, si può sviluppare una base meccanica in solitudine, perché sarebbe un bagno di sangue. Nel frattempo Quattoruote scrive di un design bocciato per la Punto. Insomma, altro che crisi dei mercati: essere o non essere, questo è il problema.
Marchionne, che non è Amleto, sta cercando il partner giusto per condividere gli oneri, ammettendo anche pubblicamente da alcuni mesi che questo è il suo problema principale di prodotto. Ha bussato quasi certamente da Suzuki, come qui ho raccontato prima che altri ne parlassero; da Mazda, con cui però ha firmato una lettera d’intenti per la spider Alfa; e ora non escluderei colpi di teatro con più diretti concorrenti, perché alla fine conta solo il business. Per dire, un pianale Ford o Opel sotto una Punto non farebbe certo più “scandalo” della spider Alfa costruita a Hiroshima.
Trovato il pianale – se e quando – la nuova Punto dovrebbe avere bisogno di circa due anni per essere commercializzata. Fate due conti con un calendario alla mano e il 2015 sembra piuttosto realistico. Radiocor ha poi riportato dalle sue anonime fonti che la fabbrica italiana più a rischio di chiusura del gruppo Fiat possa essere Cassino. Non viene fornita una motivazione, ma personalmente penso che : 1) a Cassino, la Fiat non investe più da diversi anni e questo è un buon motivo, a differenza di Pomigliano, per disfarsene. Inoltre, e questo è un altro argomento chiave, a Cassino si produce il segmento C del gruppo, lo stesso che ormai viene prodotto anche negli Stati Uniti (la Dodge Dart su base Giulietta) e presto anche in Cina. Quanto converrà tenere Cassino? 2) Melfi può essere a rischio per gli stessi motivi di Cassino: la Fiat non ha rinnovato da tempo le linee, dove si produce il segmento B. Ma non ci vorrebbe molto a spostare la nuova Punto altrove, per esempio a Pomigliano, aggiungendo una linea e servendosi degli stessi fornitori che sono in zona. Eppoi c’è sempre da riempire Mirafiori, monumento nazionale incedibile come la Fontana di Trevi. O no?
L’investimento per un modello come la Punto è di circa di un miliardo di euro, o poco più.
Il segmento B “generalista” (cioè delle vetture “normali”) è un campo di battaglia durissimo, dove i molti -e buoni- concorrenti si dividono una carcassa oramai incapace di sfamare tutti: un mercato così asfittico fa esplodere la guerra al ribasso dei listini e i margini si riducono proporzionalmente.
Difficilissimo rientrare nell’investimento,
VW magari se lo può permettere (vedi A1: bagno di sangue che ha già fatto saltare poltrone), Fiat assolutamente no.
Punto vende discretamente e fa cassa “vera”, avendo oramai ammortizzato l’investimento proprio, tra l’altro all’ epoca condiviso con GM per la Corsa.
Se il pianale attuale non va (normative crash? troppo costoso da produrre?) è necessario farne uno con un partner.
Purtroppo negli anni Novanta si è inseguito il mito della supercapacità produttiva, con impianti mostruosamente efficienti ma altrettanto inflessibili, ora la sovracapacità in un Mercato in coma come quello europeo è una palla al piede per ogni prospettiva di rilancio, sempre si riesca a sopravvivere.
Angoscia vedere come gli errori di valutazione di una vecchia classe dirigente vengano ora pagati da lavoratori e famiglie (problema, beninteso, tutto europeo, anche se in Italia proporzionalemtne più sentito).
Ovvio che chi ora si trova a potare ed a chiedere sacrifici per tentare di sopravvivere viene visto come unico colpevole.
Un po’ quel che accade a Monti,
con la similitudine di una bassa, bassissima popolarità in Patria a cui si contrappongono grandi apprezzamenti e riconoscimenti all’Estero.