Detroit, il Salone dell’auto apre a frotte di manager e a 5.000 giornalisti accreditati per festeggiare quel che sembra un futuro rosa. Ma non è oro tutto ciò che luccicherà. Anche se il 2013 brilla:  il mercato statunitense è quasi tornato ai livelli pre-crisi del 2007. Allora si vendettero 16,2 milioni di veicoli, l’anno scorso sono stati 15,6 milioni, +7.6%. Una crescita su cui è saltato anche il gruppo Fiat-Chrysler di Sergio Marchionne, +9%. Gm, Ford e Chrysler presenteranno a breve bilanci in nero grazie soprattutto ai profitti fatti in casa.

Tutto ok? Le previsioni si fanno sull’onda dell’ottimismo, per cui nel 2014 già si dice che il mercato Usa supererà i 16 milioni di veicoli venduti. Ma nell’immediato, sarà bene ricordare un paio di dati che non parlano di macchine ma alle macchine.

In dicembre, il mercato del lavoro è aumentato di soli 74.000 posti rispetto ai 200.000 preventivati, facendo chiudere l’anno in negativo sul 2012, +182.000 buste paga, 1.000 in meno rispetto all’anno precedente.  La Fed, la banca centrale, si è poi impegnata ad accelerare  la riduzione di stimoli straordinari, insomma meno soldi e meno droga per l’economia. Ma le due indicazioni – oggi come oggi – fanno un frontale.

Né aiuta  il recente rapporto della Fed sezione di Chicago, “Michigan Automotive, More Than Production”.  Ve lo sintetizzo:  nell’industria dell’auto – quel che vale per il Michigan vale per il resto del mondo? – l’occupazione in senso classico è destinata a diminuire mentre aumenta e aumenterà soltanto quella legata alla ricerca e sviluppo (R&D).

Il report integrale lo potere leggere qui, tiro fuori solo due dati. 1) Fra il 1970 e il 2005, l’occupazione totale diretta nell’auto in Michigan con il cuore a Detroit è stata mediamente stabile, 413.000 posti di lavoro. E’ crollata a 262.000 posti nel 2012. 2) L’occupazione legata alla ricerca e sviluppo nell’auto è invece cresciuta stabilmente tra il 1970 e il 2001, passando da 28.000 a 90.000 posti. Ma se era del 6% nel 1970, si è moltiplicata fino al 22% nel 2012. 3) Tutto questo, aggiungo io, non in una industria dei big  statunitensi particolarmente votata all’hi-tech, tanto è vero che Gm e Chrysler nel 2009 sono finite in bancarotta anche per essersi fermate e non essere state innovative.

Infine. Detroit luccica vista da dentro il Salone, ma fuori, Detroit ha appena dichiarato la più colossale bancarotta della storia delle municipalità americane. Un record, come il mercato dell’auto.

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