Non sempre le ciambelle riescono con il buco. Anche se ti chiami Volkswagen. E’ il caso di Seat. Nulla da dire sulle auto. In particolare per la dinamica di guida: gli ingegneri spagnoli sono più abili dei colleghi tedeschi (VW) e cechi (Skoda) e guidare una Seat è spesso più divertente delle rivali in casa.Il problema semmai è un altro.

Messe da parte le ambizioni sportive che puntavano a far diventare la Seat una sorta di Alfa Romeo (deve essere un chiodo fisso il brand italiano dalle parti di Wolfsburg) con tanto di motori targati Porsche, l’identità sembra ora piuttosto piatta. Lo sanno bene anche i tedeschi che nella corsa al primato del 2018 a Seat chiedono un contributo di 500 mila vetture. Per intenderci, solo un terzo delle Skoda previste. E questo nonostante i 2.600 milioni di euro di investimenti fatti sul marchio negli ultimi 5 anni e le parole spese sull’importanza di Seat e della Spagna, spese nei giorni scorsi da Martin Winterkorn, numero 1 di Volkswagen.

Eppure a sorpresa, Seat potrebbe andare meglio del previsto. Ha chiuso il 2013 a 355.000 unità, per arrivare all’obiettivo delle 500 mila deve crescere del 40% in più in 5 anni. L’8% ogni anno, difficile ma non impossibile. Primo perché il mercato spagnolo è in recupero (grazie anche agli incentivi rinnovati nei giorni scorsi) e sembra avere ampi margini di crescita. Secondo perché Seat può contare su una quota del 2% nel Regno Unito (in Italia è 0,8%) dove, almeno finora, le vendite delle auto sono trainate dal boom del mercato immobiliare. Terzo: uno dei mercati principali resta la Germania (2,8% di quota) ed è facile pensare (male) che Volkswagen, in caso di difficoltà del marchio spagnolo, possa decidere di spingere i volumi delle Seat con sconti e promozioni. Per il quarto punto l’indizio l’ho avuto dopo una lunga chiacchierata con Giampiero Whynny, a capo di Seat in Italia: la grande potenzialità ancora inespresse nel mercato delle flotte. E’ li che si spingerà nei prossimi mesi. Tanto più se il valore residuo delle vetture Seat, almeno a leggere le ultime ricerche, è in crescita e garantisce ora canoni di noleggio convenienti.

Ultimo punto, e sono cinque, l’arrivo nel 2016 del suv compatto sviluppato sulla piattaforma MQB e prodotto dallo stabilimento ceco di Kvasiny: in un mercato stimato di circa 1 milioni di pezzi l’anno, Seat potrà giocare la sua parte. Tanto più se a Kvasiny, come riportano Bloomberg e Automotive News Europe, il costo del lavoro è di circa 11,50 euro l’ora (rispetto ai 26,66 degli stabilimenti spagnoli e i 48,4 euro della Germania). A quel punto, forse, oltre ai volumi, potrebbero tornare anche conti economici e profitti.

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