Rossana Rossanda non guidava l’automobile. Cosa c’entra con questo blog allora? Ma perché l’intellettuale comunista e fondatrice de il manifesto, scomparsa a 96 anni, è stata parte cruciale della mia formazione con cui oggi provo a capire e scrivere di industria dell’auto. Una persona con cui ho imparato (tra le tante cose) a leggere i fenomeni della globalizzazione di cui l’auto è uno dei grandi simboli mondiali, essendo quella che l’economista Peter Drucker definì in “The Concept of Corporation” (siamo addirittura nel 1946) “l’industria delle industrie”.

Nella redazione de il manifesto, e in particolare noi della sezione esteri, si discuteva spesso e volentieri con Rossana e il suo compagno di una vita K.S. Karol. Giornalista e scrittore, ebreo polacco fuggito dal nazismo in Russia e poi in Francia, dove è tra i fondatori di Nouvel Observateur e da subito collaboratore de il manifesto con una corrispondenza dalla Cina sul primo numero del quotidiano del 28 aprile 1971.

Con Rossana – e Karol quando ogni tanto al mattino presto si presentava a sorpresa in via Tomacelli a Roma con le ultime da Parigi – si parlava del mondo, di movimenti internazionali, di sussulti globali, di cultura e di persone conosciute in tanti altrove. Alla fine restava sempre una domanda in più da fare, o un dubbio. Perché bisognava saperne il più possibile, prima di scrivere. Che poi è (o dovrebbe essere) l’essenza del giornalismo.

E’ in quegli anni con Rossana e gli altri – Valentino Parlato e Luigi Pintor su tutti, un po’ il motore del secolo scorso per far pace con questo blog – che imparo anche a cercare interconnessioni non sempre visibili. Oggi sono un groviglio nell’automobile moderna, tra emergenza climatica e nuovi stili di vita.

Eppoi a non dimenticare più cosa dicevano, o come qualcuno li raccontava: essere eretici, essere corsari. Parole-bagaglio per chi ama ancora questo mestiere.

@fpatfpat

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