Si è dimesso Patrick Pélata, il numero due di Renault e deflino designato. Era già scritto, non poteva essere altrimenti per salvare il numero uno Carlos Ghosn. Tutto è avvenuto in un drammatico consiglio di amministrazione straordinario nella sede parigina di Billancourt con all’ordine del giorno l’attribuzione delle responsabilità per il caso di spionaggio annunciato il 3 gennaio scorso e poi rivelatosi falso. Ma che nel frattempo aveva portato la direzione di Renault a licenziare tre importanti manager,con l’accusa di avere passato segreti sull’auto elettrica a non meglio precisati concorrenti. Il governo francese, azionista con il 15%, informato con ritardo della vicenda e dopo essersi esposto suggerendo una qualche regia di aziende cinesi nel caso di spionaggio, ha chiesto e ottenuto la testa dei responsabili di “disfunzioni a ripetizione nella catena di direzione di Renault”. Come tutto questa sia potuto accadere resta un mistero, dietro il quale ci possono essere soltanto scontri interni di potere, oltre al solito errore umano.
Con Pélata, che aveva presentato le sue dimissioni già il 14 marzo per essere respinte in quella occasione, lasciano anche altri 4 dirigenti di primo piano. Ma essendo un manager-chiave per l’intero gruppo Renault-Nissan (è stato con Ghosn in Giappone per il salvataggio del costruttore del Sol Levante fra l’ottobre 1999 e l’aprile 2005) ed essendosi dimesso per salvare il salvabile (il “fusibile”, lo chiama la stampa francese) , Pélata resterà nel gruppo con un’altra funzione, probabilmente in Nissan. Mentre lasciando Ghosn al suo posto, il governo ha dichiaratamente evitato di destabilizzare il gruppo franco-nipponico dell’auto, oggi il più impegnato rispetto alla concorrenza mondiale nella corsa all’auto elettrica.
La partita avrà comunque strascichi legali. I tre manager licenziati avrebbero chiesto risarcimenti per “danni morali” per oltre 11 milioni di euro, secondo la rivista Marianne, più le indennità di fine rapporto. La Renault avrebbe risposto con cifre nettamente più basse, fra i 500.000 e i 700.000 euro a persona. Chiaro che si tratterà a oltranza: per la Renault sarebbe imbarazzante anche un processo pubblico. (Dopo avere scritto questo blog, è arrivato il comunicato ufficiale del cda in cui si parla di “accordo di principio raggiunto”. Staremo a vedere).
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