“Opel, io ti avrei salvata”, scrive oggi nella sua autobiografia Frank Stronach, fondatore di Magna Steyr e nel 2009 a due passi dall’acquistare da Gm il marchio tedesco. Stronach è un personaggio d’altri tempi. 80 anni, da fondatore e grande capo di Magna Steyr – gigante mondiale delle componentistica e anche costruttore di auto – sembra intenzionato a fare il salto nella politica con un proprio partito in Austria. Dove nasce e da dove emigra negli anni ’50 in Canada con pochi dollari in tasca per cercare fortuna.  La trova, e oggi racconta la sua vita in una autobiografia, “The Magna Man”, titolo molto autoreferenziale e molto americano.

In una intervista al Detroit News, Stronach dice molte cose , tra cui il refrain che in Europa ci sono “troppi costruttori e troppe fabbriche”, per cui diversi “scompariranno”.  Facile dirlo oggi, ma vecchia profezia di Gianni Agnelli.  Più interessante è la sua rilettura della vicenda Opel, marchio in profondo rosso da anni che la Gm non riesce a portare sopra la linea di galleggiamento. Nonostante, va detto, una linea di prodotti fresca e completa anche rispetto a molti competitor (“ce l’avessi io”, mi confessava qualche mese fa un manager del gruppo Fiat-Chrysler, con comprensibile…”invidia”).

La storia è nota. Nel 2009, Gm finisce in bancarotta pilotata e pensa di cedere il suo braccio europeo. Sergio Marchionne avanza la proposta di acquisto (per me) più credibile, ma all’ultimo minuto Gm toglie la Opel dal tavolo, complice anche Magna. Che rilancia insieme ai russi di Sberbank giocando sul no dei sindacati tedeschi al gruppo italiano.  Magna è in vantaggio, finché alla Gm non arrivano i soldi dell’Amministrazione Obama e la partita Opel  viene dichiarata over. Stronach sostiene che la sua operazione avrebbe salvato davvero la Opel e 30.000 posti di lavoro (oggi è decisa la chiusura della fabbrica di Bochum, in Germania), perché avrebbe portato il costruttore dentro il mercato russo e lì diviso gli oneri di sviluppo.

Il mio giudizio è che Stronach, benché artefice di una storia di successo, avrebbe fallito anche lui con Opel. Qui posto la sua intervista al Detroit News, ma la discussione resta aperta.  Leggete anche i commenti all’intervista, illuminanti. Non mi resta che sperare soltanto che Gm questa volta ce la faccia, se non altro perché sono in ballo migliaia di posti di lavoro in una Europa ancora spaventosamente depressa.

 

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