E se avesse ragione Akio Toyoda, leggo su Repubblica? Ex ceo di Toyota e membro della famiglia che controlla il colosso giapponese, Toyoda sembra non aver mai smesso di comandare a casa sua anche dopo aver nominato l’anno scorso il successore Koji Sato. Succede spesso con i padri ingombranti, succede più spesso in Giappone che altrove, succede che non è un bene se capita pure che alla prima uscita importante come il Japan Mobility Show nell’autunno scorso, Sato non incontri diffusamente i media internazionali limitandosi al solito speech sullo stand (“our motto is “Let’s change the future of cars!“). E vabbè.
Toyoda invece ha di nuovo dettato la linea poche settimane fa parlando a Tokyo, in un altro Salone a uso interno jap.
Fra le varie cose, soprattutto la sua linea sull’elettrico per la quale in passato è stato più volte criticato per essersi mosso in ritardo rispetto ai rivali, ufficialmente in nome di un approccio multi-energia: “Indipendentemente dai progressi delle elettriche, penso che quest’ultime avranno una quota di mercato del 30%. Il restante 70% a vetture ibride, fuel cell o alimentate direttamente a idrogeno. Non ho dubbi che i veicoli a motore sopravviveranno. Questo non sarà deciso dalla regolamentazione o dal potere politico, ma dai clienti e dal mercato”.
Toyoda sa che non è più Toyota ad aspettare sull’elettrico, ma è il mercato elettrico a rallentare e ad aspettare Toyota. Capita nelle migliori transizioni, per le quali sarebbe bene salvare il soldato Sato, che rischia di finire schiacciato mentre è impegnato ad accelerare proprio su nuovi prodotti a zero emissioni. Non so chi dovrebbe però far presente a Toyoda che il futuro della mobilità globale passa dalla scelte dei decisori politici e non dai “consumers” o dalla “ggente” come direbbero a Roma. Dettagli da società democratiche.
Il dubbio che Toyoda possa aver ragione dipende piuttosto non dai suoi calcoli sulla vendita dei veicoli a batteria ma guardando ad altri numeri. Se negli Stati Uniti, per dire, la quota EV di Toyota è di un misero 0,5% – disonorevole posizione da ultimo brand – nel mondo il gruppo è primo in classifica per auto vendute e si prepara alla chiusura dell’anno fiscale al 31 marzo con utili intorno ai 30 miliardi. Cifra monstre, più della nostra finanziaria di quest’anno.
Sarà che in giapponese molte parole si possono dire variamente, una mi stupisce più di altre: vento, per il quale ci sono ben 1.040 modi diversi di dirlo. Il vento di Toyoda è quantomeno da ascoltare.
PS Magari qualcuno ricordi al nuovo ceo che Toyoda aveva ordinato anche la trasformazione del gruppo da costruttore di auto in una “mobility company”. Sato ne ha parlato all’inizio del suo mandato il 7 aprile 2023 e non in maniera più compiuta nel suo speech al Japan Mobility Show. Consiglierei di fiutare il vento, come si dice in italiano.