E infatti non è stato un colpo di sole a far dichiarare in pieno agosto a Carlos Tavares, numero due di Renault, che sarebbe voluto essere numero uno, giusta causa per essere cacciato da lì a poco. Tavares ha l’ok ( scrive sabato Le Figaro.fr) per diventare numero uno addirittura di Psa, il gruppo Peugeot-Citroen, con l’avallo odierno del consiglio di amministrazione. Dopo un passaggio da numero due, s’intende, sostituendo entro la fine del 2014 l’amministratore delegato Philippe Varin, d’amore e d’accordo. Per il manager portoghese, nemmeno un trasloco, restando a Parigi.

Vedo almeno tre buoni motivi perché Tavares sia l’uomo giusto al posto giusto, sempre che  la cosa si faccia davvero (dovrebbe avere una clausola di non concorrenza di almeno un anno che gli impedisce di passare altrove, clausola fortemente monetizzata a questi livelli ma spuntabile grazie sempre ad altri soldi).

1) Tavares in America sarebbe chiamato un car guy, un ingegnere a tutto tondo, che sa e capisce soprattutto di automobili. Il prodotto è un punto di forza del gruppo, che ha continuato a investire – vedi 208, 2008 e 308 – anche perdendo 3 miliardi di euro nel solo 2012, bruciando cassa e ondeggiando tra le braccia della Gm e quelle di Dongfeng.  E’ un manager che assicura continuità a questa linea, considerando che, per la parte finanziaria, Varin lascerebbe solo dopo aver venduto una quota ai cinesi. Tavares dovrebbe sapere anche come trattare con Gm, l’esperienza americana fa parte del suo curriculum.

2) Tavares porta una cultura del lavoro maniacale sul prodotto che combacia perfettamente con la cultura calvinista della famiglia Peugeot, alla guida del gruppo francese. E’ un particolare da non sottovalutare quando si ha a che fare con i Peugeot, basta chiedere ai manager che da lì sono transitati, anche solo per un colloquio.

3) Tavares  è conosciuto dal governo francese, proveniendo dalla Renault partecipata dallo stato. Nel consiglio di amministrazione di Psa  siede Louis Gallois in rappresentanza del governo socialista, mandato lì a controllare che la famiglia Peugeot rispetti gli accordi. Lo stato ha garantito prestiti agevolati al gruppo, ha dato una mano a far digerire ai dipendenti la chiusura della fabbrica di Aulnay e ha spinto per l’intesa sindacale triennale, che prevede congelamento degli stipendi e fine degli straordinari pagati. Ovvio che il governo preferisca avere di fronte uno come lui che uno sconosciuto.  Ecco perché non va esclusa la possibilità che ci sia stata anche una regia pubblica per questa operazione. 

Se Tavares cambia solo maison, il prossimo titolo è pronto: Tout se tient.

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