Gian Mario Rossignolo è un manager di un’altra era, e non per i soliti motivi anagrafici. 80 anni, piemontese, è di casa nella Mediobanca di Enrico Cuccia e amico di Umberto Agnelli, quanto lontano dai salotti romani oggi come allora. E se proprio gli si vuole attribuire qualche amicizia nel mondo della politica, ci si può fermare a Romano Prodi, che è tutto dire.

Da giovedì sera, Rossignolo è diventato nelle parole del ministro Paolo Romani la «ragionevole soluzione» per la fabbrica di Termini Imerese che la Fiat vuole chiudere alla fine del 2011. La sua offerta sarebbe la migliore per salvare l’impianto e i posti di lavoro, spedita all’advisor dell’operazione Invitalia la scorsa estate a firma Iai (Innovation in auto industry). Nei progetti, Iai vuole costruire due nuovi modelli nello stabilimento siciliano sul quale la regione è pronta a mettere 350 milioni di euro, in aggiunta ai tre di lusso da fare in altre due fabbriche nel nord Italia. Il progetto di Rossignolo, insieme ai due figli Edoardo e Gianluca, sa di sogno nel cassetto: dar vita a un nuovo polo automobilistico italiano.

Di auto capisce, Rossignolo. Entra in Fiat nel 1957 e ci resta fino al 1979, quando lascia per divergenze con Cesare Romiti. Da tre anni dirige la Lancia ma ha altre idee rispetto al capo ed è pure molto vicino a Umberto, cosa che non gli giova. Umberto suggerisce al fratello Gianni di dargli la guida della Riv, appena venduta agli svedesi di Rkv, e per Rossignolo comincia l’avventura scandinava. Tramite Cuccia, l’Electrolux di Peter Wallenberg acquisisce la Zanussi in crisi e si prende anche Rossignolo per gestirla. Resta al freddo per diversi anni finché nel 1998 si ricordano di lui e plana a Roma alla presidenza di Telecom.

Ma l’auto resta la sua grande passione. L’anno scorso mette a segno un doppio colpo, senza svenarsi. Acquisisce il fallito marchio De Tomaso, dal nome del manager argentino famoso per le auto sportive e per le sue spericolate avventure con Maserati, Moto Guzzi, Benelli, Innocenti, e affitta dalla regione Piemonte lo stabilimento di Grugliasco, dismesso da Pininfarina in crisi. A Livorno, in Toscana, sempre con l’aiuto della regione (e dei suoi soldi) mette le mani sulla fabbrica della ex Delphi, gigante fallito della componentistica auto. Da Grugliasco, in piena ristrutturazione, dovrebbe uscire per il Salone dell’auto di Ginevra di marzo 2011 il suo primo modello, una crossover di lusso di cinque metri. Design Pininfarina, meccanica comprata negli Stati Uniti bella e fatta.

La rivista Quattroruote recentemente gli ha fatto le pulci: prendendo Termini Imerese, che ci fa Rossignolo con tre fabbriche? Per produrre  tre modelli per complessive 8.000 vetture all’anno a regime nelle due del nord, più altri due modelli imprecisati per una produzione imprecisata in Sicilia? In una intervista dell’anno scorso allo stesso mensile, Rossignolo aveva dichiarato di aver trovato l’uovo di Colombo: si può essere piccoli e guadagnare, basta ridurre drasticamente «gli investimenti per il vestito dell’auto». E citava il brevetto Univis, che porterebbe vantaggi sia sotto l’aspetto economico (un assemblaggio più veloce) che per le esigenze del mercato (consumi ridotti e facilità di manutenzione dei modelli così costruiti). Magnifico, solo che Quattroruote va a sfogliare il libro dei brevetti e scopre che Univis è del 1984, firmato per altro dal suo amico Giuliano Malvino.

Ora, è possibile che il brevetto sia stato aggiornato da Rossignolo e possa oggi dare risultati strabilianti. Ma nell’attesa, una vera «ragionevole soluzione» sarebbe non comprare quest’auto usata a occhi chiusi. E forse nemmeno spedirla in Sicilia.

Commenti
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    scusa Paterno’, nell’articolo ‘Rossignolo, gli errori della sinistra’ sul Manifesto di oggi scrivi che avevi ricevuto ‘una cortese telefonata di smentita del figlio Gian Luca’ riguardo a quanto qui riportato.

    A mio avviso, faresti bene a pubblicare anche la smentita, nel contesto di questo articolo. Quantomeno a precisare i punti controversi.

    Saluti

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    Dunque: nel novembre del 2010, Gian Luca Rossignolo mi telefonò per smentire che il loro progetto per Termini fosse poco credibile, come da me riportato. Ognuno rimase sulle sue posizioni, naturalmente. Saluti fp

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