Auto elettriche, extended-range e ibride plug-in non si vendono. O meglio, nel 2014 la crescita percentuale complessiva sul mercato dell’Unione europea di queste tre categorie è stata consistente (+36,6 per cento anno su anno). Ma i valori assoluti (75.331 unità) restano poco più di una goccia in un mare da dodici milioni e mezzo di auto che per muoversi si affidano esclusivamente alla combustione interna.

Secondo i dati ACEA, lo scorso anno la sola – e minuscola – Norvegia ha pesato per il 31 per cento delle vendite di BEV (Battery Electric Vehicle) in tutta l’area europea allargata ai paesi EFTA, mentre plug-in ed extended-range hanno fatto segnare buoni risultati in Olanda (9.938 unità) e Regno Unito (7.945 unità) soprattutto grazie agli incentivi concessi dai governi sotto forma di sconti, esenzioni dai costi d’immatricolazione e da quelli di circolazione.

Niente di nuovo: le auto “ecologiche” per ora si vendono solo se c’è la politica – e non il consumatore – a farsi carico del costo aggiuntivo delle tecnologie. Il trend di crescita, quantomeno a livello di produzione, è però segnato e nei prossimi mesi il numero di modelli “alla spina” continuerà a crescere non tanto per ragioni commerciali, quanto per la necessità dei costruttori di centrare gli obiettivi imposti a livello europeo su consumi ed emissioni della gamma.

Anche l’adozione del nuovo ciclo di misurazione dei consumi WLTP (Worldwide harmonized Light vehicles Test Procedures) – che potrebbe entrare in vigore nel 2017 e garantire una maggiore corrispondenza tra i valori dichiarati e quelli reali – contribuirà al percorso oramai avviato dell’elettrificazione.

Ma per raggiungere una diffusione reale dei benefici delle auto “ecologiche” è necessario dare all’utente modo e motivo di scegliere questi modelli: il modo passa attraverso la diffusione delle infrastrutture, altrimenti i soli incentivi all’acquisto risulterebbero probabilmente in un boom di plug-in che non si saprebbe dove ricaricare. Mentre il motivo sta nel cost of ownership, un costo fatto di denaro ma anche di esperienza d’uso.

Una tassa di proprietà più bassa, l’accesso libero alle ZTL, magari il parcheggio gratis nelle strisce blu potrebbero essere benefit capaci di influenzare le scelte d’acquisto in modo ben più forte delle semplici credenziali ecologiche. In questo caso, per dirla alla Gordon Gekko, “Greed is Good” (l’avidità è una cosa buona), ma non dimentichiamo le infrastrutture, perché anche “Grid is Good“.

Commenti

    […] ha giustificato questa scelta richiamando quasi integralmente alcune riflessioni pubblicate su Carblogger qualche tempo fa: le ibride plug-in costano ancora troppo e senza incentivi statali restano un business case […]

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