Il figlio tredicenne di un collega, responsabile per il suo quotidiano dei settori information technology e auto, un giorno sale a bordo dell’ultima macchina del padre e comincia con le dita a ingrandire il cruscotto. Non succede nulla. Poi prova a spostare il manometro dell’olio sempre sfiorandolo, e nulla accade. “Tienitela”, dice deluso al padre. Ma a sognare per l’auto quel che ci ha insegnato la Mela di Steve Jobs non è soltanto la generazione Y, ma tutti quelli che lavorano in quest’industria, tradizionalmente più conservativa e meno veloce dell’hi tech. Il modello Apple è fatto di perfezione formale, minimalismo, qualità e moda. Il sogno di ogni designer di automobili è poter un giorno applicarlo a una quattro ruote, da vendere unica in tutto il mondo. Apple viene sempre più furbescamente evocata quando si presenta un nuovo modello – è accaduto adesso con la nuova piccola Volkswagen up! – ma la riproposizione nell’auto di un simile fenomeno mi sembra ancora lontana. Mi confermava una decina di giorni fa Thierry Métroz, capo designer della Citroen “Apple? Certo, tutti noi vorremmo un’immagine globale ipercoerente in tutto il mondo con gli stessi prodotti”. La corsa, dunque, è lunga. Ma intanto oggi onore, molto onore allo scomparso Steve Jobs, anche da chi non ha mai ceduto alle lusinghe dei prodotti della Mela.
L’auto sogna Steve Jobs
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