“Invece di guidare una Porsche, usate una Fiat e il problema è risolto”.  Non è il premier italiano ma quello turco, Recep Tayyip Erdogan, a suggerire ai consumatori una soluzione all’italiana per “sopportare” il clamoroso aumento delle tasse. Anzi della “tassa speciale sul consumo” con la quale il governo di Ankara affronta la crisi e i debiti, sperando di “non finire come la Grecia”. L’aliquota per l’acquisto di automobili è salita dall’84% al 130% per i veicoli da oltre 2000 di cilindrata (+25%), mentre per quelli di cilindrata fra 1600 e i 2000 l’aumento sarà del 12,5%. Insomma, viva l’auto piccola, e cosa ci sarebbe di meglio di una Fiat? Silvio Berlusconi non lo direbbe mai, nemmeno sotto tortura. Erdogan è notoriamente uno che tira dritto: dopo avere aumentato le tasse sul tabacco, ha consigliato ai cittadini “non fumate e il problema è risolto”. Ma convincere i turchi a guidare una Fiat è soltanto sulla carta meno complicato. E’ vero che il gruppo italiano ha un insediamento storico a Bursa, la Tofas in joint venture con il gruppo locale Koc, per qualità costruttiva la migliore fabbrica della Fiat in Europa dopo quella di Tychy in Polonia. Ma da lì escono modelli di scarsissimo appeal in confronto a una Porsche: il Fiorino, la Linea, e il Doblò. Che per un turco possa essere più facile smettere di fumare?

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