Per il gruppo Fiat-Chrysler è dura contare più o meno l’1% in un mercato più grande di quello italiano e cresciuto di quasi il 50% in un anno. E’ questa la fotografia di quel accade in Russia, dove l’amministratore delegato del gruppo Sergio Marchionne sta trattando per accamparsi. Dopo essere uscito dal giro l”anno scorso, quando Sollers si alleò all’ultimo minuto con la Ford, cancellando una promessa di impegno con Torino per 2,4  miliardi di dollari. Marchionne starebbe cercando casa a San Pietroburgo, dove già sono installati Toyota, Nissan, Gm, Ford e Hyundai. Il cavallo di Troia sarebbe Sberbank, banca russa controllata dallo stato che nel 2009 è stata avversaria della Fiat nella acquisizione della Opel. Allora, Sberbank si alleò con Magna (gigante della componentistica auto, per altro presente anche nel distretto industriale di San Pietroburgo) mettendosi di traverso sulla strada di Marchionne, anche se la Opel rimase alla fine nelle mani della Gm. Da avversario ad alleato? Negli affari mai dire mai. Fiat-Chrysler non può continuare a restare fuori dalla Russia: negli obiettivi quinquennali di Marchionne, nel 2014 il gruppo dovrebbe vendere in questo paese 280.000 veicoli, di cui 230.000 automobili. Un obiettivo oggi lontano anni luce: nel 2010, la Fiat ne ha venduto 22.000. Secondo i dati degli analisti di AlfaStrakhovaniye, nei primi nove mesi dell’anno in Russia sono state vendute 1,92 milioni di auto, +45,7% rispetto al 2010. Le vendite di modelli stranieri sono cresciute del 58%, 1,37 milioni (+71%); un terzo di tutte le auto vendute in Russia sono piazzate a Mosca, l’8% a San Pietroburgo. Qui, dove le fabbriche dei costruttori stranieri crescono e dove Marchionne conta di portare almeno una linea della Jeep firmando un’intesa nel primo trimestre 2012, nel 2011 le vendite di automobili sono aumentate del 50%.  E se il 2011 in Russia è stato influenzato positivamente per i primi sei mesi dagli incentivi pubblici alla rottamazione, il 2012  si prevede roseo. Non rosso.

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