Gm e Volkswagen stanno litigando sul primato mondiale delle vendite 2011, ognuno facendo i conti a modo proprio (aggiungendo per esempio i numeri della joint venture cinese Saic la prima, i camion di Man la seconda). Ma un brivido vero viene da un altro confronto,  i numeri dei lavoratori delle fabbriche statunitensi e quelli degli stabilimenti europei, in rapporto ai rispettivi mercati.  Se oltreoceano hanno cominciato a riassumere, qui molti metalmeccanici rischiano la pelle. Partiamo dai dati Usa: nel 2012, gli occupati diretti nell’auto potrebbero diventare 650.000, prevede il Center for Automotive Research di Ann Arbor, in Michigan. Dopo i 200.000 posti persi a cavallo del 2008, quando si toccò il numero più basso di occupati, 550.000; ma all’inizio del decennio i lavoratori diretti dell’auto erano circa un milione. Il mercato statunitense ha chiuso nel 2011 con un +10,3%, 12,8 milioni di veicoli venduti che potrebbero diventare 13.5/14 milioni nel 2012. Per cui tutti un po’ adesso riassumono, a cominciare dalla Chrysler di Sergio Marchionne, tanto che, se il mercato continuerà così, entro il 2015 (prevede sempre il Center Research) gli occupati dovrebbero salire complessivamente a 750.000. Insomma, finiti i tempi d’oro, ma forse anche quelli più bui. Nell’ Europa a 27 paesi più limitrofi come Russia o Bosnia, gli occupati diretti nell’auto erano 2,3 milioni nel 2010 (ultimo dato fornito dall’Acea, l’associazione dei costruttori europei con base a Bruxelles), più o meno gli stessi degli inizi del decennio. Il mercato però ha fatto passi indietro, chiudendo nel 2010 a 13.343 milioni di veicoli venduti, – 1,4%  nel 2011. Le fabbriche, comprese quelle di soli motori e componentistica, nel 2010 erano 208 nei soli paesi Ue (ora sono 206, la Fiat ha chiuso Termini Imerese e Gm la sua di Anversa), 241 compresi i siti nei paesi limitrofi. Oggi tutte le previsioni dicono pollice verso per l’Europa, causa recessione, terrore da default, disoccupazione in aumento. C’è il rischio forte di un nuovo spaventoso primato, che nessuna classsifica mondiale prende in considerazione.

ps Oggi 24 gennaio, arriva questo rapporto dell’Ilo, che vi invito a leggere

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