L’Europa carolingia sembra volere isolare Sergio Marchionne. L’amministratore delegato di Fiat-Chrysler sta conducendo da tre mesi una battaglia a Bruxelles affinché l’Europa comunitaria aiuti il settore auto in grave crisi. Come? Assistendo una ristrutturazione profonda dell’industria con incentivi, per la chiusura di fabbriche e il licenziamento di migliaia di persone. Il modello indicato da Marchionne è quanto pesantemente fatto con l’industria siderurgica europea negli anni ’90. Ma all’ad di Fiat-Chrysler ha prima detto no pubblicamente l’industria dell’auto tedesca, che, forte del suo export e dei suoi brillanti bilanci, dalla Volkswagen alla Bmw passando per Daimler, ha fatto sapere che i problemi di sovraproduzione ognuno deve risolverli in casa propria. La notizia di oggi è che anche la Francia di François Hollande fa muro: il ministro per l’industria Arnaud Monteburg ha detto in una conferenza stampa che, visto anche il mercato interno, il suo governo sta studiando aiuti per il suo settore auto, cioè per Renault e Psa (Peugeot-Citroen). Già da Nicolas Sarkozy, nel 2009, i due gruppi francesi hanno ricevuto dallo stato prestiti agevolati per complessivi 6 miliardi di euro, poi restituiti. I numeri di Renault e Psa sono difficili, anche perché i due gruppi sono troppo dipendenti dal mercato europeo. Renault conta molto per i suoi bilanci sulla controllata Nissan, Psa si è appena alleata con Gm ; l’Europa è comunque un buco nero quasi per tutti. E Marchionne, che fa soldi solo con Chrysler e Fiat do Brazil, qui oggi è più solo.
Europa, Marchionne è solo
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