A Seoul, dentro casa Hyundai. Molte cose da raccontare nei prossimi giorni, ma intanto una prémiere: ho guidato nel loro blindato centro ricerche e sviluppo di Namjang, a un’ora di macchina dalla capitale sudcoreana, una Hyundai i-10 elettrica, competitor della Fiat Panda. Perfetta e, come al solito su queste vetture, silenziosa e con una gran coppia. Peccato che non sarà commercializzata prima del 2015 insieme ad altre vetture a batteria del marchio coreano. Perché, come mi ha detto il presidente-imperatore del gruppo Hyundai-Kia, Chung Mong-Koo e ripetuto in altra forma Ki-Sang Lee, senior vice president responsabile del settore auto elettriche, ibride e a idrogeno, per adesso non c’è ritorno economico e dunque bisogna andarci con cautela. E’ lo stesso pensiero di Sergio Marchionne, con la differenza che i coreani hanno soldi veri da investire. “Non vogliamo competere sul mercato con i normali veicoli benzina e diesel”, dice Chung riferendosi all’elettrica, che però vuole spingere sui modelli a cella combustibile  “perché hanno un’autonomia più ampia” e perché qui sono stati fatti “molti progressi nello svilippo di questa tecnologia, in particolare sulla ix-35”, cioè il Suv di taglia media, segmento in forte ascesa ovunque. Hyundai, insomma, privilegia le fuel cell, al contrario degli altri costruttori. Osservando da vicino la crescita tumultuosa del gruppo in questo decennio, viene da chiedersi se siano loro a vedere più lungo.

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