Gian Mario Rossignolo è stato arrestato per truffa sui corsi di formazione professionale alla De Tomaso di Grugliasco, dopo che la settimana scorso il tribunale aveva decretato il fallimento dell’azienda. Al di là di come la vicenda finirà in giudizio, è il brutto epilogo di una storia in cui sinistra e sindacati hanno la loro parte di colpa. Grave, se in mezzo rischiano di restare non solo senza lavoro ma anche senza Tfr più di mille operai della ex fabbrica Pininfarina e circa trecento della ex Delphi di Livorno.

Rossignolo viene da lontano: ex dirigente Fiat vicino a Umberto Agnelli, ex amministratore delegato di Riv (gruppo Fiat), poi di Electrolux e di Telecom, in politica può vantare una forte vicinanza a Romano Prodi. Nel nuovo millennio, tenta un’altra avventura:  acquisisce il marchio di auto sportive De Tomaso e nel 2009 rileva da Pininfarina in grave crisi lo stabilimento di Grugliasco insieme ai suoi lavoratori.  Gli dà una mano mettendo soldi la giunta di sinistra piemontese, con la benedizione dei sindacati, Fiom compresa. Rossignolo replica in Toscana con la Delphi, giunta di sinistra e sindacati gli credono. Il suo piano è produrre auto di lusso, soltanto 8.000 all’anno, comprando motori in America e riducendo gli “investimenti per il vestito dell’auto”, dichiara l’imprenditore ottantenne al mensile Quattroruote. Che gli fa le pulci meglio della Fiom, quando Rossignolo tenta un’altra avvenura: acquisire anche la fabbrica Fiat di Termini Imerese in Sicilia, dove la giunta (non di sinistra, questa volta) è pronta a mettere tanti soldi. L’allora ministro per lo sviluppo economico Paolo Romani dice che il progetto di Rossignolo è la “ragionevole soluzione” per Termini, salvo poi cambiare idea. Ma anche qui, i sindacati Fiom compresa esprimono più dubbi sul progetto che passerà, quello di DR Motors, che sulla “soluzione” Rossignolo. Nel 2010, ecco cosa avevo scritto su questa operazione, ricevendo una cortese telefonata di smentita del figlio Gian Luca.

Lascia un commento