Vade retro Sergio Marchionne. L’amministratore delegato di Fiat-Chrysler ha fatto il deserto intorno a sé. Almeno in Italia, almeno a sinistra, o comunque in quell’area che si può definire democratica e progressista. Se tra il 2004 e 2007 il manager è piaciuto molto da Fausto Bertinotti in su o in giù (chi scrive è fra questi, molto giù naturalmente), dal 2010 ha fatto sognare gente come Piero Fassino e Matteo Renzi.
Fa niente che il piano Fabbrica Italia con 20 miliardi di investimenti veniva barattato da Marchionne in cambio di minori diritti in fabbrica e più pesanti turni di lavoro. Ma se Bertinotti e altri avevano capito da tempo dove sarebbe andato a parare il manager, Renzi ha capito solo adesso, dopo la cancellazione dei 20 miliardi da parte dell’orizzonte Fiat.
Storia chiusa, ufficialmente per crisi dei mercati. Renzi l’ha detto come première lunedì sera in tv a Fabio Fazio che gliene chiedeva conto a “Che tempo che fa”, l’ha ridetto con parole da chi corre le primarie in un videoforum su Repubblica tv: “Marchionne ha preso in giro lavoratori e politici”. Da Bruxelles, è stata pronta la scarpata (allenata da Diego Della Valle) di Marchionne: “Renzi è la brutta copia di Obama, ma pensa di essere Obama”.
A parte che il paragone potrebbe perfino inorgoglire il sindaco di Firenze, si attende nuova rottamazione. Con l’incentivo che per esempio anche Fassino (ri)prenda posizione.
ps Fuori dal quartierino, a Marchionne è rimasta la stima piena di Obama. Speriamo tanto che Obama vinca lo stesso.
Rienzi è orgoglioso di essere la brutta copia di Obama!