E’ bastato che l’agenzia Ansa titolasse un’intervista di Sergio Marchionne ad Automotive News Europe sulla fusione “inevitabile” nel 2014 di Fiat-Chrysler, che i siti dei quotidiani perdessero giovedì il lume dell’informazione. La “notizia” è stata sparata in apertura come se non fosse cosa arcinota, tanto è vero che Automotive News titolava su altro. L’intervista, oltretutto, per un disguido era disponibile su iPad da sabato scorso, sarebbe stato facile fare uno scoop mondiale.

L’intervista contiene in realtà poco altro, per l’estrema reticenza di Marchionne. Un segno che la pessima esperienza di Fabbrica Italia, il piano da 20 miliardi di investimenti cancellato, lo induce a parlare con molta più cautela (assomiglia un po’ al nuovo corso del ministro Elsa Fornero, magari si sono finalmente telefonati per dirselo…). Personalmente, mi ha colpito quella che chiamerei con un brutto neologismo la “Cinquesizzazione” della Fiat.

Marchionne aveva già detto che vuol ridurre il marchio Fiat alle sole 500 e Panda, con il Freemont che (a suo dire) è già perpecito come un Pandone.  La 500, ecco una notizia, dovrebbe essere estesa fino al segmento B – immagino una cinque porte – anche se (avverte lo stesso Marchionne) in Fiat si dovrà fare molta attenzione allo stile. Stiamo parlando di un’icona a tre porte: e in effetti, la monovolume 500L non è che strappi applausi come design, mentre sul prossimo crossover/suv 500X – di cui è stata mostrato nel luglio scorso una silouhette – metterei un punto interrogativo.

Infine, ho rilevato una contraddizione sulla risposta data a Luca Ciferri per l’Alfa Romeo (sul tema, consiglio il blog di Luca dal titolo illuminante, Last chance). Fino a ieri, l’amministratore delegato di Fiat-Chrysler ha sempre detto che l’Alfa Romeo non era in vendita perché necessaria a rilanciare la Chrysler. Oggi conferma che non la vende, ma dice un’altra cosa: nel 2010, il piano Alfa “era pronto”, ma l’alleanza con la Chrysler era troppo immatura perché l’operazione potesse avere successo. Oggi, essendo l’ad very confident sui risultati e sull’integrazione di Chrysler, chiude il cerchio. Ma è anche vero che se fallisce con l’Alfa anche stavolta, Marchionne non ha più scuse.  Ricordate l’obiettivo: Alfa Romeo marchio premium, in tre anni.

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