Quella sparuta minoranza di consumatori che come me non entra in concessionaria con centomila dollari in tasca per comprare un’auto elettrica, non ha probabilmente versato una lacrima alla notizia di una possibile, prossima bancarotta da parte della californiana Fisker. L’avventura è durata solo quattro anni, tra il debutto del roadster ibrido-elettrico Karma al salone di New York nel 2008, e il disastro dell’uragano Irene che ha sommerso di acqua salina e bruciato le centraline di 300 vetture appena assemblate nella ex fabbrica Gm di Boxwood Road in Delaware. In mezzo alle due date lo stravagante ingresso di Leonardo di Caprio tra gli investitori al fianco del fondo Qatar Holdings, e tentativi disperati in zona Cesarini di trovare acquirenti cinesi che evitassero il crack.
In mezzo purtroppo c’è anche il prestito governativo di 400 milioni di euro che il vicepresidente Biden consegnò con gran fanfara a Henrik Fisker tre anni fa, e la cui riconsegna ora sembra probabile quanto il miracolo della realizzazione di un’auto elettrica affidabile, sicura, e prodotta con la minima creazione di scorie inquinanti possibile.
Boia chi non freme all’idea che questo sogno si realizzerà un giorno non lontano. Ma se l’obiettivo è quello di consumare meno risorse energetiche, perché ogni progetto degno della pubblica munificenza deve sempre iniziare con un doppio propulsore da 120 Kw, e 400 cv di potenza? La EV 1 della General Motors che iniziò la cordata delle pure elettriche negli anni ’90 era un bolide che teneva testa in accelerazione alla BMW serie 3. La Tesla Roadster che rischia di restare ora l’unica sopravvissuta di una certa visibilità commerciale ferma il cronometro a 3,7 secondi da 1 a 100 kmh. Si dirà che è il solito problema dell’uovo e della gallina: per aprire un mercato di massa all’auto elettrica bisogna cominciare con il costruire giocattoli raffinati ed esclusivi per i ricchi. Sarà, ma di fronte all’ennesimo fallimento, è giusto sospettare che la materia si presti troppo facilmente alle brame di chi insegue invece la caccia alla gallina d’oro, quella delle casse statali.
La Tesla produce delle autovetture splendide, continuerà ad avere successo