Un guerriero highlander. Sergio Marchionne resterà a capo di Fiat-Chrysler “molti anni di più”. Lo ha detto all’assemblea di Exor il presidente John Elkann, presente il manager che tacendo ha acconsentito.   “Ha parlato del 2015 – ha specificato l’azionista di maggioranza – come data in cui lascerebbe il gruppo, perché molte cose su cui sta lavorando saranno concluse. Ho discusso dell’argomento con lui e sono convinto che starà con noi molti anni di più“. Butto lì:  ma se, oltre il 2015, Marchionne si trovasse di fronte Maurizio Landini a capo dell’intera Cgil e non più della sola Fiom?

Aspettando l’ultima parola dell’amministratore delegato sulla sua carriera, si può notare che non è la prima volta che Marchionne dice una cosa e ne fa un’altra.  Sempre, s’intende, che Elkann non sia stato mandato allo sbaraglio, come gli è già successo da vicepresidente di una Confindustria da cui Marchionne ha portato fuori di peso la Fiat.

Marchionne forever è comunque la vera notizia di questi giorni, in cui prima il Wall Street Journal e poi Bloomberg hanno riferito sulle grandi manovre in corso per l’acquisizione del 100% di Chrysler da parte di Fiat, della fusione con la diluizione della quota Elkann-Agnelli (già prevista nel 2009 ai tempi della tentata acquisizione di Opel), della quotazione a Wall Street del nuovo gruppo.  Tecnicamente, una manovra ineccepibile. Politicamente, la solita: Marchionne rifinanzia debito con altro debito senza per ora produrre nuovi modelli almeno per Fiat-Alfa-Lancia che a suo parere non si venderebbero causa crisi. Diverso il discorso per Chrysler-Jeep-Ram-Dodge che possono contare sul mercato americano in gran spolvero e per Maserati che comunque lì è destinata a vendere di più.  Mentre la Cina resta ancora un altro discorso, per Fiat e per Maserati.

ps Aggiorno su incontro di questa mattina tra Marchionne e il neo ministro per lo sviluppo Zanonato: “Fiat conferma impegni in Italia”. Ma perché mai l’ad avrebbe dovuto dire un’altra cosa o distrarsi dalla vera partita in corso?

 

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