Una fusione tra Psa (Peugeot-Citroen) e Opel (gruppo Gm) sarebbe ora possibile, almeno secondo la Reuters. Perché le cose vanno veramente male in casa francese (ma anche in casa tedesca-americana) e dunque – questa sarebbe la vera notizia se confermata – la famiglia Peugeot sarebbe pronta a passare la mano e cedere il comando a General Motors in cambio di un nuovo sostanzioso aumento di capitale. La borsa a Parigi brinda: +5,47% il titolo transalpino.

Oggi la famiglia controlla saldamente il gruppo, con in mano il 25,44% del capitale e il 38,07% dei diritti di voto.  Quota già diluita in seguito all’aumento di capitale di un miliardo di euro dopo che nel febbraio del 2012  la General Motors è diventato il secondo azionista dei francesi, acquistando il 7% di quota per 320 milioni di euro.  Che evidentemente non bastano più.

Immaginare che la famiglia Peugeot ceda il volante è molto ma molto più sconvolgente se la stessa cosa accadesse agli Agnelli-Elkann di Torino, dove l’auto non è più di moda da tempo e non per colpa di Sergio Marchionne.  I Peugeot sono di origine alsaziana, conservatori, calvinisti, di un rigore che qualche tempo fa affascinò anche la famiglia Toyoda, altra tradizione rigorosa a capo del gruppo Toyota (ma l’attrazione non fu fatale). I Peugeot sono paragonabili agli Agnelli soltanto per la vastità familiare. E forse è questo uno dei motivi che potrebbe spingere a lasciare: non ci campano più, considerando che il gruppo ha bruciato solo l’anno scorso 3 miliardi di liquidità.

Diversi Peugeot lavorano ai vertici. Da Thierry Peugeot, presidente del consiglio di sorveglianza che indirizza strategicamente il gruppo, al vice Jean-Philippe, a Christian direttore degli affari pubblici, a Roland per il controllo della produzione. E quanto ci tengono: quando nel 2006 Thierry decide di nominare amministratore delegato Christian Streiff, parte della famiglia non gli perdona di aver lasciato fuori Robert, all’epoca direttore per l’innovazione e della qualità.

E’ questa la famiglia che potrebbe sedersi al posto del passeggero. Certo, c’è di peggio nelle vite anche più gloriose. Per non dire che l’operazione sembrerebbe avere un altro vincitore: l’amministratore delegato di Psa Philippe Varin, il manager esterno alla famiglia che potrebbe diventare con questa fusione un po’  il Marchionne francese. Anche se con il volante a Gm, lui (al contrario di Marchionne) sarebbe destinato ad aprire lo sportello e  scendere dalla macchina.

 

ps un aggiornamento da Detroit, venerdì 28: per Gm troppo rischioso il salvataggio di Psa. Un punto di vista molto americano  http://www.detroitnews.com/article/20130628/AUTO0103/306280028/1148/auto01/Peugeot-rescue-too-risky-GM

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