Gm, Ford e Fiat Chrysler , le tre case americane o a forte radicamento Usa, sono alle prese con un nuovo Vietnam nel giardino di casa, in Sud America. Brasile e dintorni (vedi la svalutazione del bolivar venezuelano e le bizzarre restrizioni all’import dell’Argentina) hanno fatto emergere amare sorprese nei loro bilanci e le loro trimestrali – sia pure solo parzialmente per Fiat – si sono ampiamente colorate di rosso nella sezione sudamericana.

Ford, in particolare, che ha molto avvertito la crisi venezuelana, segnala una pesante perdita di 510 milioni di dollari, più del doppio dei 218 milioni di passivo segnati nello stesso periodo dello scorso anno. Un dato che si riflette in un incredibile -27% nel margine registrato per ogni auto venduta.

Soffre anche GM. Che se in Brasile ha superato Volkswagen per il secondo posto nelle vendite segna un meno 156 milioni di dollari nel trimestre. Il che vuol dire un aumento di quasi cinque volte del deficit rispetto al rosso dei 38 milioni acquisito nel primo trimestre del 2013.

I dati sudamericani di FCA offrono invece una lettura più articolata: la colonna del profitto operativo è risultata in attivo per 44 milioni di euro (circa 60 milioni di dollari) mentre l’Ebit (guadagni prima di interessi e tasse) segna un secco – 49 milioni (65 milioni di dollari). Le due voci un anno prima segnavano attivi rispettivi di 186 e 127 milioni di euro anche grazie al programma degli incentivi dello stato brasiliano.

Fiat Chrysler, che in Brasile è leader di mercato da 12 anni, segnala un calo tutto sommato limitato degli shipments (consegne, non vendite) passate da 230 a 205 mila veicoli in tutta la regione. Il fatturato invece è calato bruscamente  di circa il 20% passando da 2,4 a 1,9 miliardi in parte a causa della svalutazione del real. Fiat ha però aumentato la sua quota di mercato brasiliana al 22.7% (cinque punti sopra il concorrente più vicino) e quella argentina al 13.2% ma ha rinunciato a gran parte del margine per veicolo sceso a quota 2,2%.

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