2020: un anno, un mantra. Google e le maggiori case automobilistiche sostengono che entro questa data l’auto che si guida da sola sarà pronta per la commercializzazione. Ma la guida autonoma è davvero così vicina? Prendiamo ad esempio la connessione a Internet, elemento imprescindibile dell’autonomous car. Perché tutto vada per il verso giusto, bisogna per prima cosa che tale connessione sia presente ovunque e che sia, soprattutto, a prova di hacker.

A maggior ragione se, come accade già per Tesla, i costruttori saranno in grado di aggiornare tramite la rete telefonica non solo informazioni inerenti all’ambiente circostante, ma anche – come si fa per le applicazioni degli smartphone – i software di sicurezza delle vetture. Danny Shapiro, Senior Director of Automotive di Nvidia, all’ultimo Salone di Ginevra mi ha raccontato che alcuni mesi fa l’azienda guidata da Elon Musk ha effettuato quello che credo sia il primo richiamo wireless della storia dell’automotive.

Ecco i fatti: sulle autostrade statunitensi, alcune Tesla avevano colpito massicci oggetti abbandonati sulla carreggiata, nell’impatto il pacco batterie era stato danneggiato, con conseguente principio d’incendio. Nessuno si è fatto male, ma la Casa californiana ha provveduto a rinforzare il sottoscocca delle proprie vetture con uno scudo di titanio. In aggiunta alla modifica hardware, però, Tesla ha avuto cura d’inviare un aggiornamento OTA (Over-the-air) per il software delle sospensioni elettroniche, che ora prevede una maggiore altezza da terra quando l’auto procede ad alte velocità. Fa molto “Io, Robot”, no? Ecco, ora provate a immaginare se questo update fosse stato manomesso da qualche esterno in grado di accedere ai server di Tesla.

Il secondo grande tema relativo all’autonomous car è quello della responsabilità del conducente.  A tal proposito, gli attuali limiti della capacità decisionale nell’autonomous car li spiega meglio di me Alberto Broggi in un recente post su questo blog. La domanda è semplice: chi paga se a sbattere è un’autonomous car? Il guidatore, il costruttore o il programmatore?

È vero, queste sono riflessioni che vanno ben al di là dell’orizzonte attuale e dei trionfalistici annunci di Google. Ma il 2020 è già domani. Se quella dell’autonomous car è la più grande rivoluzione nell’ambito della mobilità dopo l’invenzione del motore a scoppio, sarebbe bene cominciare subito a valutarne le conseguenze. Salvare vite e denaro non è compito né di Google, né dei costruttori d’auto.

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