Miguel Galluzzi è un argentino giramondo. Fa il designer di moto per la Piaggio, con ufficio e un pugno di computer a Pasadena, dove il gruppo italiano ha aperto uno studio di Advanced Design nel 2010 e dove ho avuto modo di incontrarlo. Stare qui non è la sola similitudine con il mondo dell’auto, presente in California da decenni perché luogo per il quale passa il futuro. Galluzzi viene dalle quattro ruote e ha studiato a Pasadena al celebre Art Center College of Design, “aperto 24 ore su 24” come recita il sito.

E le moto? All’inizio è stato alla Opel, “due anni in Germania, ricordo quando sono arrivato con mia moglie, c’era la neve, eppoi tutti parlavano inglese in azienda ma finché non ho studiato tedesco, facevano finta di non capirmi”. Gira ancora un po’ finché va alla Cagiva per restarci 20 anni e poi alla Piaggio. La nuova Moto Guzzi California è la prima due ruote uscita da Pasadena (costruita in Italia), altre sue moto le vedremo presto. Differenze con l’auto? “Lì bisogna pensare tutto insieme per fare delle scatolette, qui facciamo pezzi complessi”. E ancora: “I designer nell’auto lavorano in un certo modo, poi però il management fa altre scelte”. Appunto polemico, a occhio.

Galluzzi lavora quasi esclusivamente in 3D, è tutta un’altra cosa. “Con Noale (dove c’è Aprilia, ndr) ho lavorato anche via Skype, abbiamo rivisto i pezzi in modo perfetto, grazie all’alta definizione che ha questo sistema di comunicazione. E il modello alla fine è venuto meglio che fatto in clay”.  La stampante 3D funziona per il tuo lavoro? “I costi sono ancora alti anche se noi, rispetto all’auto, facciamo pezzi più piccoli. Ma è solo una questione di tempo, come per tutte le cose. E si risparmierà davvero”. Ti piace il rétro? “Quando i produttori non sanno cosa fare e la crisi è grande come è stato finora, tutti vanno a cercare valori nel passato. La mia Guzzi California ha sì elementi della tradizione, ma il suo design non è rétro”.

Prima di salutarlo, gli chiedo se per le moto lavora con donne designer. “Sono con me due ragazzi. Avevo individuato un paio di ragazze molto brave, ma hanno preferito andare a lavorare nell’auto. Ho detto loro che quando si stuferanno di fare cose noiose, possono venire qui”.

Lascia un commento