Niente da fare. Il mercato brasiliano dell’auto, il quarto al mondo, proprio non ne vuol sapere di rimettersi in carreggiata. A novembre ha perso un altro 4% sul fronte delle vendite mentre, complice il crollo dell’import argentino, la produzione è calata del 9,7% nel confronto con lo stesso mese del 2013 e del 15,5% dall’inizio dell’anno.

La neo rieletta presidente Dilma Rousseff, leader del Partito del Lavoro di centro-sinistra, fa fatica a rimettere in moto un Paese che nonostante dazi altissimi importa molto più di quello che esporta e dove l’inflazione viaggia stabilmente al 6,5%. Due elementi che hanno costretto la banca centrale a rialzare due volte in due mesi il costo base del denaro portandolo a quota 11,75%.

Chi sta avvertendo di più la crisi è Volkswagen, che a novembre ha perso il 16,6% delle vendite (circa 9.000 pezzi in meno sui 53.000 dello stesso mese 2013) e ha coperto solo il 15,7% del mercato mentre Fiat resta il marchio più venduto (con una quota un filo inferiore al 20%), anche se le vendite calano dell’8%. Resiste bene Gm, invece, che si mantiene oltre l’asticella dei 50.000 pezzi mensili e sale al secondo posto della classifica costruttori con oltre il 18% del mercato. Rosicchiano nuove posizioni, infine,  i coreani della Hyundai (quota al 7.6%) e i giapponesi di Toyota (6,6%) mentre i francesi di Psa precipitano al 2,3%.

Gli anni del Brasile gallina delle uova d’oro, dunque, sono sempre più lontani. Ma a sorpresa la corsa dei costruttori al mercato carioca non si ferma. Tutt’altro. Tanto è vero che nel quinquennio 2014/2018 sono confermati oltre 30 miliardi di dollari di investimenti distribuiti nella costruzione di ben 10 nuove fabbriche.

E così mentre Vw corre ai ripari sostituendo il numero uno Thomas Schmall, tornato in Europa per occuparsi di componenti, con David Powels proveniente dalla direzione di Vw South Africa,  si scopre che già quest’anno sono ben tre i costruttori che hanno aperto nuovi impianti: i cinesi di Chery, la Nissan e la Bmw. Con la fabbrica di Araquari, la marca tedesca è il primo marchio premium a sbarcare in Sud America ma i programmi sono prudenti: per ora si assembleranno 30.000 esemplari delle serie 1 e 3 e della Countryman.

Il 2015 sarà un anno importante soprattutto per la Fiat Chrysler che affiancherà alla mega-fabbrica di Betim quella di Pernambuco, nel Nord, in grado di produrre oltre 250.000 vetture. Tra marzo e aprile ne uscirano le prime Jeep Renegade, segnando l’ulteriore internazionalizzazione del marchio americano, che più tardi saranno affiancate da un pick-up medio per il quale c’è grande attesa in Brasile. A Pernambuco è destinato un terzo modello ancora non definito.  Il taglio del nastro è fissato per i primi mesi del 2015 anche per i nuovi stabilimenti della cinese Jac e dei giapponesi di Honda mentre nel secondo semestre anche Audi innalzerà il suo blasone in terra giallo-oro con la produzione dell’Audi A3 e, più tardi, del suv Q3 non appena sarà terminato l’ampliamento dell’impianto Vw di Sao José.

Il 2016 vedrà infine lo sbarco in Brasile di altri due marchi premium come Jaguar-Land Rover a Itataia e  Mercedes-Benz a Iracemapolis. Se gli anglo-indiani non hanno ancora reso noto quale vettura assemblerano, i tedeschi hanno fatto sapere di puntare a vendere 20.000 esemplari di GLA e classe C.

Nel mondo oltre al Brasile forse solo il Messico e l’inarrivabile Cina possono vantare programmi industriali altrettanto massicci, ma le incognite sulla profittabilità degli investimenti sono più alte in Sud America. I primi nodi saranno sciolti fra il 2016 e il 2017. Anni per i quali Sergio Marchionne ha più volte indicato la possibilità di un ritorno di Fca Latam a utili a due cifre.

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