Secondo uno studio degli analisti di IHS Automotive, il mercato auto italiano nel 2015 crescerà del 4,5% su base annua, un incremento molto simile a quello registrato nel 2014, periodo che si è chiuso con un +4,2% a 1,36 milioni di nuove immatricolazioni, primo segno positivo dal 2009.

La società sostiene che nel 2016 la crescita sarà superiore a quella dell’anno precedente e che la tendenza proseguirà per tutto il decennio, ma nonostante questi elementi incoraggianti, IHS non vede la possibilità di tornare ai valori assoluti raggiunti dal mercato negli anni prima della crisi.

Scorrendo le ragioni portate dagli analisti a sostegno delle loro previsioni, si vede che i fattori che contribuiranno alla seppur piccola crescita del 2015 – fatta eccezione per una generica menzione a “possibili tagli alle imposte sui redditi” – sono di natura esogena, cioè indipendenti dall’andamento dell’economia italiana. Insomma, saranno la discesa del prezzo del petrolio – che naviga ai minimi dal 2009, intorno ai 45 dollari al barile – e l’euro debole ad aiutare l’economia italiana e di conseguenza il suo mercato auto.

Dopo anni in cui il comparto (giornalisti compresi) si è scagliato contro il governo addebitando ai prezzi troppo alti dei carburanti una parte di responsabilità nella stagnazione delle vendite, ora che la benzina costa come cinque o più anni fa IHS ci dice che questo – in sostanza – non cambierà granché le cose.

Insomma, le auto in Italia non si vendono non perché i costi sono troppo alti, ma perché “il mercato del lavoro è debole e i consumi sotto pressione […] di conseguenza le famiglie tengono un comportamento piuttosto cauto e sostituiscono le loro vecchie auto solo se strettamente necessario”. Ci volevano gli analisti di IHS per dire che in Italia le auto non si vendono per questi motivi?

Allo stato delle cose, la nota positiva – la silver lining nel mare di nuvole interne che pare ci aspettino anche nel 2015 – potrebbe venire dall’export: con l’immissione di liquidità nel sistema da parte della BCE che si fa sempre più imminente (il cosiddetto Quantitative Easing), l’Euro dovrebbe mantenersi basso ancora per un po’. Questo potrebbe aiutare la produzione FCA di Melfi che proprio di recente ha annunciato 1.500 nuove assunzioni e – se la pacchia dovesse durare ancora di più – magari anche quella di Mirafiori e Cassino, che cominceranno a sfornare Alfa Romeo e Maserati verso la fine dell’anno.

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