Marchionne non si  è visto al Salone di New York, nella midtown di Manhattan. Perché Fiat Chrysler Automobiles non ha nuovi prodotti da presentare, anche se i marchi del gruppo ci sono tutti sparsi qua e là come gli altri (a eccezione di Jaguar Land Rover), con il brand Fiat ultimo in fondo a destra. Per vedere Marchionne a un Salone in terra americana bisognerà aspettare forse Los Angeles in autunno per una prima del suv Maserati Levante o della nuova berlina Alfa Romeo svelata il prossimo 24 giugno ad Arese, sicuramente Detroit nel gennaio del 2016 per la prima della Chrysler Voyager/Town&County.

A Manhattan, Marchionne è sicuramente più popolare a dowtown, a Wall Street dove tra pochi giorni – il 12 aprile – ricorrono i sei mesi dal debutto del titolo FCAU con un raddoppio del valore, oggi a 16,36 dollari. Le cose sembrano andargli bene a New York come ad Auburn Hills: in marzo le vendite del gruppo sono salite ancora del 2% mentre quelle di Gm e Ford sono scese. E diverse banche d’affari non vedono l’ora che sia quotata separatamente la Ferrari, dal 10% in su, perché il banchetto sarà di livello.

Marchionne non c’è a Manhattan ma abilmente ha rimesso in moto la trottola di nuove possibili alleanze, e questo basta a rendere effervescenti titoli di giornali e titolo di borsa. Così, se sul più importante giornale di casa Fiat un giorno si legge che Mary Barra di Gm non è interessata a nessuna alleanza con lui, un altro giorno si legge che Carlos Tavares di Psa  potrebbe invece anche pensarci, una volta messi a posto i disastrati conti casalinghi.

Un altro giorno la Ferrari vince a sorpresa in formula 1, un altro torna sempre a sorpresa la cassa integrazione alla Maserati di Grugliasco. La verità resta rapidamente mutevole, come la presenza assenza di Marchionne e il tempo nelle due Manhattan, sedute in braccio al vento dell’Atlantico.

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