Ayrton Senna, la storia è sempre con lui a ventuno anni dalla sua scomparsa. E ancora quel maledetto gran premio di San Marino, lo schianto alla curva del Tamburello, la morte in ospedale. Giorgio Stirano, uomo delle Langhe profonde con una laurea in ingegneria aeronautica al Politecnico di Torino, fu nominato perito di parte dalla Williams guidata da Frank e da Patrick Head per le indagini che seguirono. Un primo contatto già nel 1994, la formalizzazione dell’impegno dopo una telefonata nel febbraio 1997 alla vigilia dell’udienza preliminare, il lavoro fino al processo di appello del 1999.
Di Senna e di altro, Stirano ora racconta e si racconta in un libro autobiografico, “Precario perpetuo” (Ilikane editore). Prima di Senna, c’è un inizio giornalistico a Tuttosport (stroncato da Giampaolo Ormezzano, “sei un tecnico”), poi l’incontro con Osella (“primo incarico di lavoro: ‘Tu che sei ingegnere, prendi il furgone e porta sti’ pezzi a Garaboldi!”), un lavoro in Formula 1 con il pilota Eddie Cheveer, la creazione in proprio di Alba Engineering, incontri professionali con Giugiaro, Pininfarina, Bertone e altri protagonisti noti e meno noti del mondo delle quattro ruote.
Di Senna e di quel terribile incidente in pista, Stirano riporta e confuta in prima persona la documentazione processuale originale. In cui fronteggia la relazione dell’accusa firmata da Mauro Forghieri, Tommaso Carletti ed Enrico Lorenzini. Stirano è consulente di parte, ma leggendo le pagine del libro ognuno può tirare le proprie conclusioni. Non capita spesso in queste occasioni, meno che mai su un tema che brucia ancora.
Nel libro c’è poi l’uomo Stirano, la famiglia, le scelte lavorative altre dei tre figli, la moglie Franca prematuramente scomparsa, la nuova compagna. Pagine, di cui mi piace riportare questa frase: “Ho solo chiesto ai miei figli di imparare l’inglese e a nuotare”.