Al recente workshop di Automotive News Europe a Barcellona, ho seguito con particolare interesse l’intervento di Steve Armstrong, alla sua prima uscita come Ceo di Ford Europa. Il suo predecessore, Jim Farley, è infatti rientrato a Detroit a seguito dell’improvvisa dipartita di Mark Fields, su cui abbiamo discusso a lungo in questa sede.
Armstrong ha innanzitutto rassicurato l’audience, e confermato che anche quest’anno Ford sarà profittevole nella regione dopo il risultato record del 2016 (1.2 miliardi di utile prima delle tasse), che, diciamo subito, non sarà ripetibile, e non solo a causa della Brexit, che peserà sui conti per 600 milioni di dollari.
Tra i fattori che contribuiscono ai margini in modo significativo, Armstrong ha citato i veicoli commerciali, che nell’ambito dei veicoli Ford vengono identificati dalla famiglia Transit. Il Transit rappresenta un vero e proprio fenomeno: nato nel lontano 1953 come un furgone medio, da allora è stato venduto in milioni di esemplari. Il brand, uno dei più forti dell’intero settore automotive, è stato successivamente esteso ai furgoni leggeri (Custom, Courier e Connect), mentre l’intera gamma per l’Europa viene da anni prodotta in joint venture con Kocaeli, il partner storico di Ford in Turchia.
Non da oggi Transit è la gallina dalle uova d’oro per Ford Europa: già durante la crisi degli anni settanta-ottanta, il Transit tenne a galla gran parte della rete di vendita, la quale faceva fatica, comprensibilmente, a vendere, oltre alla Fiesta, Escort, Sierra e Scorpio. Soprattutto nel Regno Unito (da cui dipendono volumi e profitti europei di Ford) dove, con una quota di mercato superiore al 50%, il Transit, nei suoi molteplici derivativi, è tuttora un classico esempio di “category killer”, gode di una reputazione stellare ed è talmente integrato nel tessuto economico e sociale da essere soprannominato “the backbone of Britain”.
Va dato atto al top management (chiunque sia, forse lo stesso Bill Ford, senz’altro Fields fino a quando c’è stato) che, nonostante il turnover di leadership (ho perso il conto di quanti hanno governato l’Europa negli ultimi trent’anni), perdite ingenti, chiusure di impianti ed una costante ossessione per il taglio dei costi, si è sempre preoccupato di assicurare al Transit, generazione dopo generazione, risorse sufficienti per mantenere un vantaggio competitivo, al punto che dal 2014 un unico veicolo Transit è sviluppato in Europa per tutto il mondo.
Tutti invidiano il Transit a Ford che, al contrario della concorrenza, non si è mai alleata con nessuno. Carlos Tavares ha di recente indicato proprio nei veicoli commerciali un’opportunità di crescita profittevole per il gruppo Psa, anche se gli ci vorrà tempo, dopo l’acquisizione di Opel, per mettere ordine nella pianificazione del prodotto. Attualmente Psa produce insieme ad altri costruttori (tra cui Fiat) una dozzina di modelli con tre marchi in una decina di fabbriche, un’equazione non semplice da risolvere anche per l’astuto manager portoghese, che intende raddoppiare i profitti e triplicare le vendite al di fuori dell’Europa entro il 2021.
Nel frattempo, è probabile che Ford mantenga saldamente la leadership del mercato, che in Europa vale due milioni e mezzo di veicoli (portata fino a 3.5t) e garantisce margini superiori a quelli delle vetture. Lo scorso anno, Ford ha venduto in Europa circa 330mila veicoli commerciali (inclusi i pick-up), e a maggio di quest’anno ha aumentato le vendite del 16%, il doppio degli altri.
A me risulta che il leader in Europa sia il fiat ducato con il 20% di quota di mercato. Certo voi qui non amate molto Fca.