VisLab è una società nata da uno spin off dell’università di Parma nel 2009 che per prima in Italia ha ricevuto dal ministero dei Trasporti l’autorizzazione a sperimentare la guida autonoma su strade pubbliche. Bene ha fatto il ministro Toninelli a prendere una decisione che arriva comunque con un grande ritardo: mi viene in mente che l’ex presidente del consiglio Renzi girava per la Silicon Valley dicendo di voler capire cosa facevano i nuovi attori del self driving piuttosto che dare credito a VisLab, dove pure a un certo punto del suo mandato si era fatto vedere.

VisLab è una eccellenza italiana del professor Alberto Broggi, che lavora sui sistemi di guida autonoma da ben più di dieci anni. La società era così avanti nel deserto di un sistema paese che limita – e a volte sottrae – risorse per la ricerca che Broggi, nel 2015, “si fa comprare” da Ambarella, società americana di Santa Clara, California.

Solo così in VisLab arrivano gli investimenti necessari per andare avanti e sfidare anche dalla periferica Italia colossi del tech come Google-Waymo e quelli dell’industria dell’auto che più spingono sulla guida autonoma, da Daimler a Ford, dal gruppo Volkswagen a Toyota. Ok, scritta così può sembrare una sfida improbabile, ma la digitalizzazione ha cambiato molti i rapporti di forza in questo decennio. Spesso Davide e Golia sono diventati storia contemporanea.

Di questa vicenda di VisLab, pure a lieto fine, resta l’amaro in bocca su come il sistema Italia non sia capace di valorizzare le proprie risorse umane. Un Paese dove se c’è una cosa che non manca è la competenza, anche nel settore della nuova mobilità. E fa ancora più tristezza pensare che VisLab sia un nano rispetto al costruttore nazionale Fiat Chrysler, che sulla guida autonoma ha scelto tutta un’altra strada: buttarsi fra le braccia di Google-Waymo per non investire su un futuro con soldi che del resto non aveva.

E certo non perché alla Fiat il lavoro di uno come Broggi fosse sconosciuto (e chissà quali altre competenze il costruttore avesse in casa). A suo tempo, il professore aveva anche lavorato con Magneti Marelli sui sistemi di assistenza alla guida in prospettiva del self driving, salvo che la controllata di Fiat Chrysler a un certo punto ha fermato le macchine per mancanza di fondi.

Oggi la Magneti Marelli è stata venduta.

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