Ce l’ho, ce l’ho il pretesto per scrivere di Roger Federer in un blog di auto: è stato testimonial di Mercedes per 14 anni. Anche per questo motivo mi ha stupito che il marchio tedesco ci abbia messo ben sei giorni per omaggiarlo: Federer ha annunciato il suo ritiro dal tennis professionistico il 15 settembre, Mercedes ha pubblicato il suo comunicato solo il 21. E non c’era nemmeno bisogno di chiedere il falco. Certo, io pure servo in sconclusionato ritardo. Ma sono in lutto (e non solo tennistico).
Federer cambia campo dopo aver ascoltato il suo corpo e non il suo cuore e meno che mai il nostro, oggi diversamente sanguinanti. Il motivo dell’emozione mondiale intorno al suo ritiro l’ha centrato Caspar Ruud, l’anonimo tennista norvegese attualmente numero 2 del ranking, che a margine dell’ultimo doppio di Federer alla Laver Cup ha detto: “Ha reso possibile l’impossibile”. Set, partita.
Non è quello che ha fatto Mercedes (o qualsiasi altro costruttore di auto), ma certo questo matrimonio con il tennista è stato perfetto. Federer è classico come Mercedes, e come diceva Calvino classico è un libro che non hai mai finito di dire quel che ha da dire. Forever per Federer, mentre per Mercedes basta vedere come ha saputo trasformare la Classe A o la direzione netta presa sui trend di suvvizzazione ed elettrificazione. Infatti la loro collaborazione continuerà.
Il break di Federer – il corpo e non il cuore – mi ha fatto venire in mente la nota lettera di Seneca a Lucilio in cui spiega che la morte non ci sta di fronte ma alle spalle. Sta nel tempo consumato. Allegri, qui naturalmente c’è ancora lunga vita per Federer e per il nostro immaginario, ma insomma tutti siamo fatti di diritti. E di rovesci. Con alla fine l’unico match point in cui si perde sempre.