Questa mattina avevo scritto il seguente tweet a Elon Musk, ceo di Tesla: “@ElonMusk Not exactly, Tesla: short memory or short-circuit?“. Citando direttamente la frase con la quale, Gualberto Ranieri, portavoce di Chrysler, poche ore prima aveva attaccato Tesla. L’azienda californiana che produce auto elettriche, come scritto nel nostro precedente post, si era attribuita il titolo di prima industria automobilistica americana a restituire il prestito del governo US.
La risposta di Musk è arrivata a stretto giro di Twitter: As many have already noted, Chrysler is a division of Fiat, an Italian company. We specifically said first *US* company. Il tono del numero 1 di Tesla, forte dei risultati positivi ottenuti sul mercato e in borsa, è quasi sprezzante nei confronti della più grande Chrysler e suona così: “Come molti hanno già evidenziato, Chrysler è una divisione di Fiat, una società italiana. Noi quindi siamo la prima compagnia americana a restituire i soldi”. Alla faccia del “made in Detroit” tanto pubblicizzato da Chrysler.
In realtà i prestiti, pur essendo entrambi a spese dei contribuenti americani, hanno due origini differenti: il finanziamento a Chrysler di 7,6 miliardi di dollari (compresi interessi) è stato erogato direttamente dal governo per il salvataggio dell’industria automobilistica dalla bancarotta. Tesla ha invece avuto 465 milioni di dollari dal Department of Energy all’interno del programma Advanced Technology Vehicle Manufacturing (ATVM) per progettare, produrre e vendere auto elettriche. Lo stesso dipartimento che ha rifiutato (Marchionne: ci abbiamo rinunciato) un finanziamento di 3,5 miliardi di dollari alla Chrysler (senza strategie verdi). Prestito dato invece alla Ford che però, a differenza di Tesla, deve ancora parte dei 5,9 miliardi di dollari ricevuti.
Una differenza non da poco che i due contendenti non hanno citato. Almeno finora. Perché la sensazione è che la storia continui ancora.
[…] appiglio che permette a Musk di lanciare il guanto, anzi la scudisciata dell’insulto “straniero!” alla volta di Marchionne, sono naturalmente i soldi, e precisamente quei 10 miliardi di dollari […]