Il governo della Danimarca ha deciso di abolire, tra il 2016 e il 2020, le agevolazioni fiscali sulle vetture elettriche, nonostante le politiche delle precedenti amministrazioni avessero favorito il progredire dei veicoli a emissione zero, mirando allo sviluppo delle energie rinnovabili. Una proposta che non sembrerebbe andare incontro alle ultime vicende riguardanti i severi controlli sulle emissioni dopo lo scandalo Volkswagen, anzi.
In Germania, Angela Merkel prova a rilanciare l’obiettivo di far circolare 1 milione di veicoli elettrici entro il 2020 con un investimento di 1,5 miliardi per finanziare la ricerca sulla mobilità elettrica. In Europa, anche se la Commissione europea sta ammorbidendo i nuovi test per valutare emissioni e consumi dopo il caso Volkswagen, il quadro generale sugli incentivi è volto a favorire l’ecologia, in sintonia con le parole del Presidente degli Stati Uniti riguardo la lotta alla CO2. In Danimarca, invece, hanno pensato di fare un passo indietro.
Ma qual è il motivo di questa retromarcia improvvisa? E’ la domanda che si sta ponendo gran parte dei cittadini danesi: “Perché comprare un’auto ecologica che non mi permette più di godere dei vantaggiosissimi incentivi proposti dallo Stato?” Eh già, perché oggi in Danimarca 1) le tasse d’immatricolazione sono legate al livello di emissioni, 2) per i segmenti elettrici le imposte automobilistiche hanno un costo pari a zero, 3) è previsto un taglio delle tasse per 40.000 dollari, 4) si ha anche il diritto ad avere il parcheggio gratuito nel centro di Copenaghen.
Secondo Karsten Lauritzen, ministro del fisco danese, non vi è più equilibrio nel mercato automobilistico scandinavo: le elettriche negli ultimi anni hanno raggiunto volume migliori, essendo completamente esenti dalle tasse di registrazione. “Electric cars have for a long time been better positioned than other cars by being completely exempt from the registration tax. Many regular Danes have a hard time understanding why they should pay the full registration tax for their regular cars while those who can afford an electric car have gotten off completely free”.
Il governo danese, per il 2016, punta ora ad aumentare le tasse automobilistiche per un totale di 30 miliardi di corone (più di 4 miliardi di euro): per il nuovo piano, tutte le auto pagheranno il 180% di imposta per la tassa di immatricolazione, indipendentemente dalla loro classe di emissione.
Decisione sconveniente soprattutto per costruttori come Tesla, che in Danimarca ha approfittato finora delle “green-taxes” e di quell’esenzione sui costi di immatricolazione: nel caso della Model S, il modello più venduto tra le elettriche, il prezzo per effetto della riforma, salirà a 1.8 milioni di corone, circa 241.300 euro, più di due volte e mezzo l’attuale prezzo di vendita.
Un aumento che dovrà essere giustificato di fronte al Tribunale dell’Unione Europea, chiamato in causa dal marchio californiano che ha inteso questa manovra come un modo per abbattere, a poco a poco, il mercato delle auto elettriche in Danimarca: “We will contact the EU because we believe that the electric car agreement is anti-competitive and singles out Tesla. The deal will hit the entire electric car model and will eliminate it instead of developing it” , ha detto Esben Pedersen di Tesla.
La Danimarca dà così un colpo basso a Elon Musk, che ha da poco inaugurato il primo impianto Tesla a Tilburg, in Olanda. Un centro di produzione che, oltre ad accorciare i tempi di consegna in Europa, ha come obiettivo quello di produrre mezzo milione di vetture entro il 2020. Anno in cui, al volante della Model S, la strada da Tilburg a Copenaghen sarà più in salita del previsto.
Finita la pacchia, eh Musk? Come al solito nel Nord Europa c’è gente avanti. Gli altri Paesi che prendano esempio, prima di lasciarsi abbindolare dalle chiacchiere di questo imbonitore californiano come è già successo dalle sue parti.