La Opel GT, vista da vicino al Salone di Ginevra, è un prototipo di piccola sportiva di razza. Trazione posteriore, meno di mille chili, linee estremamente pulite, un tre cilindri turbo benzina da 145 cavalli giusto per darle un cuore subito. E ancora interni essenziali e vivi, touch e sensori. Che le manca? La cosa più costosa: un pianale per la trazione posteriore. Hai detto niente …

La Opel GT concept mi è piaciuta (sennò perché scriverne?), e non per il solito discorso su passione ed emozione, che lascio a chi ha voglia di farlo ancora. Intanto perché è nientemeno che una GT, da un marchio più noto per la sua onorata carriera in nome del ben fatto e della concretezza. Mark Adams, il capo designer inglese trapiantato a Russelsheim (week end esclusi, meglio a Londra) è più frizzante nella conversazione del brand che rappresenta: è insomma più GT che Corsa, per dirla tutta, e sembra proprio che questa volta gli abbiano lasciato briglia sciolta.

Bella, gli dico, ma sbaglio o avete bisogno di un pianale? Mi spara un sorriso, ci gira intorno e alla fine gli strappo un “stiamo investigando”. Cioè, lo stanno o starebbero cercando. Sempre che il suo capo Karl-Thomas Neumann trovi i soldi, impegnato com’è a raggiungere un pareggio quest’anno dopo anni di rossi intensi. Non mi stupirei se la casa madre Gm suonasse l’ultimo giro di pista se così non fosse.

Bella la Opel GT, dico allora a Michael Toscan Bennett, un executive del marketing di prodotto, ma non è che state pensando a una linea di auto prestazionali come la Ford? Toscan Bennett mi risponde subito: “Abbiamo già la linea Opc”, cioè quella Opel performance center che sta alla ST di Ford e che rende cattiva perfino una Zafira (provare per credere), “non le posso dire di più, se non che produrremo auto belle come quella di oggi”.

Meno male. Il marketing Ford  sulla performance in verità non mi convince. Pianale cercasi per Opel GT concept.

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