Ormai l’auto sembra essere un buon business soltanto per i suoi manager. Un grande affare, a cospetto dei minimi margini che essa produce, delle sue perdite finanziarie e dei suoi licenziamenti pesanti.

Un po’ di conti. Il 2009 è stata una tragedia sociale, oltre che economica. La crisi ha colpito l’economia globale e l’auto è stata travolta soprattutto negli Stati Uniti, con la bancarotta pilotata della General Motors e della Chrysler. L’Amministrazione Obama ha messo nel settore circa 120 miliardi di dollari per salvare il salvabile, componentistica inclusa. La Ford non ha preso un dollaro, autofinanziatasi con dei prestiti ottenuti prima della grande crisi e con la vendita di marchi considerati non più gestibili. Nel 2009 il suo amministratore delegato Alan Mulally ha guadagnato 17,9 milioni di dollari, il 5% in più rispetto all’anno precedente, pur avendo tagliato il suo stipendio del 30%, a 1,4 milioni, complessivamente -19% rispetto al 2007, suo primo anno in Ford. Certo, qualcosa di buono ha fatto: l’ovale blu non è finito in bancarotta, ha chiuso l’anno con un clamoroso profitto, il valore del titolo si è quintuplicato nel 2009, con il suo compenso composto da circa 11 milioni di dollari in stock option. Però Mulally ha anche licenziato 4.000 dipendenti nel 2009 e circa 53.000 negli ultimi tre anni.

Sergio Marchionne, amministratore delegato del gruppo Fiat, guida la Chrysler con un compenso di 600.000 dollari in stock option cui però provvede la casa madre Fiat. Dove nel 2009 il manager ha guadagnato complessivamente 4,78 milioni di euro di cui 1,35 in bonus. Nel 2009, in Chrysler hanno perso il posto di lavoro 9.000 persone, oltre ai 30.000 dei due anni precedenti (quando Marchionne non c’era). E In Italia è stata annunciata la chiusura a fine 2011 dello stabilimento Fiat di Termini Imerese, dove lavorano 1.300 persone.

Per la Chrysler e la General Motors come per altre aziende aiutate dal governo federale, la Casa Bianca ha stabilito un tetto agli stipendi. Però Ed Whitacre, presidente e amministratore delegato della Gm (doppia carica che al governo-azionista al 60 per cento continua a non piacere) ha uno stipendio base di 1,7 milioni di dollari, cui dal 2012 si aggiungeranno compensi derivati da stock option per 9 milioni all’anno. Nel 2009, la Gm ha mandato a casa 24.000 persone, oltre alle 36.000 dei due anni precedenti.

Per chi suona il business dell’auto?

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