Sono passati esattamente 60 giorni dalla presentazione al ministero dello Sviluppo produttivo di 9 “manifestazioni di interesse” per la fabbrica di Termini Imerese e non è successo nulla. Anzi, il ministro che se ne occupava , Claudio Scajola, si è dimesso. Termini sarà chiusa a fine 2011, ha confermato il 21 aprile l’amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne, aggiungendo di non sapere nulla delle “manifestazioni di interesse” moltiplicate un giorno sì e uno no da Scajola, alcune svanite, altre allo studio.

Il sindacato dovrebbe farsi sentire. Anche perché al ministero al posto di Scajola potrebbe arrivare Paolo Romani, il massimo dell’incompetenza industriale e automobilistica  se si esclude la sua presidenza della Commissione trasporti della Camera nel periodo di governo Berlusconi Ter. Romani si è occupato finora soltanto di televisione, cioè degli interessi di Berlusconi. E quando ha preso un po’ di velocità, per usare una metafora automobilistica, ha proposto di censurare Internet, salvo poi rimangiarsi tutto.  E’ vero che questo governo non ha politica industriale e che l’unico ministro a contare, con una mano sulla cassa, è soltanto Giulio Tremonti. Ma Romani dopo Scajola (ditelo a Marchionne) sarebbe per Termini – e chi ci lavora  – come passare da una fiction a un reality show. Con audience zero.

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