È bello essere compresi. È un sentimento universale che fa parte della vita. Marchionne, l’amministratore delegato della Fiat, si sente capito però soltanto in America. Curioso, per chi è al volante della prima industria italiana e ha appena lanciato un progetto chiamato Fabbrica Italia. Preoccupante, a meno che il progetto non sia solo una trovata di marketing.
Marchionne apprezza i sindacalisti della Uaw, United Auto Workers, i metalmeccanici statunitensi e canadesi. Che su pressioni del nuovo socio di riferimento italiano e dell’Amministrazione Obama, hanno contribuito l’anno scorso a salvare la Chrysler. «Hanno capito completamente la nostra situazione», si è sfogato Marchionne con il Wall Street Journal, «staremo insieme fino a quando saremo d’accordo sulla necessità di essere l’impresa più competitiva». Il manager, invece, non si sente capito a Pomigliano, dove la «comprensione» del suo accordo-diktat per la fabbrica è arrivato a malapena al 60% degli operai votanti nel referendum. Esaltando il matrimonio americano, pensa forse a un divorzio all’italiana?
I lavoratori della Chrysler detengono il 55% dell’azienda in cui lavorano, ma non un rappresentante con diritto di voto in consiglio di amministrazione. Hanno rinunciato a scioperare per sei anni. Hanno accettato che il credito del loro fondo pensioni, 10,6 miliardi di dollari, fosse dimezzato pur di «dare una possibilità di sopravvivenza» all’azienda. Hanno votato a favore di queste e di altre norme (tagli a buste paghe, straordinari, giorni festivi) in un rapporto di 4 a 1, anche se esattamente un anno fa gli iscritti erano 26.800, un quarto di quanti fossero nel 1979. In effetti, quel sindacato si era suicidato da tempo.
A Pomigliano, la Fiat vuole mettere in discussione il diritto di sciopero e la norma sulle assenze per malattia. Una vertenza affrontata con la testa altrove, pensando all’America, ma non è così che si risolvono problemi di bassa produttività e di assenteismo. Che certo ci sono, e grandi. Il modello Chrysler non può essere esportato a Pomigliano (o a Tychy in Polonia o alla Zastava in Serbia) come una macchina da vendere uguale su tutti i mercati.
Semmai, Marchionne potrebbe ammettere di sognare Adam Smith, invece di citare retoricamente Karl Marx sempre con il Wall Street Journal (la frase in realtà l’aveva già detta a Detroit nel gennaio scorso a una platea di manager): «Chiedendo scusa a Karl Marx, la ripresa economica è l’oppio delle industrie che non funzionano». Quale ripresa?
 
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