Ha telefonato a tutti gli amministratori delegati delle filiali della Volvo sparse per il mondo. Poche frasi di circostanza, tradotte dall’interprete perché non conosce l’inglese, e un buon lavoro a tutti. Li Shufu, proprietario di Geely, il più importante produttore di automobili cinesi, si è presentato così ai suoi nuovi dipendenti della Volvo, dopo avere acquistato il marchio svedese dalla Ford per 1,8 miliardi di dollari (e con altri 900 milioni messi sul tavolo, da iniettare subito). Un buon inizio, di stile.

Li ha 47 anni, otto anni di più rispetto all’età media dei nuovi ricchi cinesi, ed è considerato un personaggio, diviso tra business e poesie di suo pugno. Con la Volvo ha fatto l’affare della vita, perché a un prezzo scontato (Ford l’aveva pagata quasi 6,5 miliardi di dollari nel 1999) ha messo le mani su un marchio che in occidente è sinonimo di sicurezza e qualità, cioè quanto di meglio ancora manca alla produzione automobilistica cinese. In una intervista al Wall Street Journal, Li ora ha dichiarato di avere grandi progetti per la Volvo.  Scontato, viene da dire, ma nulla è mai scontato con i cinesi, meditate gente.

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