La notizia di oggi che il presidente americano Barack Obama si affiderà alla Apple per i sistemi informatici della Casa Bianca fa riflettere sul rapporto tra i marchi e il potere. Obama punta sull’immagine di Apple per rilanciare la sua. Nel mondo dell’auto, questo non avviene così direttamente (a esclusione della pubblicità), ma ci sono delle eccezioni importanti, quando il potere ha avuto bisogno di “veicolare” un messaggio politico attraverso le quattro ruote. A memoria, il caso più clamoroso è della fine degli anni ’90. A Berlino il neocancelliere della Spd, Gerhard Schroeder, scalza Helmut Kohl e i suoi 16 anni di governo.  Schroeder cambia subito l’auto ufficiale della cancelleria: via la Mercedes, arriva l’Audi di ordinanza. Perché Audi è marchio del gruppo Volkswagen, di cui la Bassa Sassonia – regione guidata fin lì dal cancelliere – è importante azionista pubblico. In Italia, Silvio Berlusconi  ostenta anche lui un’auto A8 blindata , ma in questo caso la scelta è dettata (chissà se anche dal gusto personale) dalla necessità di “veicolare”  una sua immagine anti-Fiat. Con il primo gruppo industriale del paese, i suoi rapporti non sono stati mai buoni, snobbato dall’Avvocato e ignorato da Sergio Marchionne.  Evitando le ammiraglie torinesi, Berlusconi marca  una sua distanza dalla Fiat, a differenza di tutti i suoi predecessori. Presunta distanza, perché la deroga ai contratti nazionali di lavoro infilata in manovra dal governo, nasce come un regalo alla Fiat.

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