Marchionne ha fatto centro di nuovo con lo spot Chrysler per il Super Bowl (vedetelo qui dal mio amico blogger Luca Celada e leggete il suo post da LA), dopo quello con Eminem dell’anno scorso, cliccato sulla rete 21 milioni di volte. Perché in America il nuovo video è stato interpretato come un appoggio alla campagna elettorale del presidente Barack Obama e perché fa parlare tanto del marchio Chrysler, non dei suoi prodotti.  Un invito a nozze per Marchionne: ci ha messo poco a smentire che la pubblicità sia un sostegno politico al presidente, tanto ormai è lì. E  le sue parole moltiplicano i titoli sui media.

Solo due considerazioni: 1) che il conservatore Clint Eastwood appoggi Obama è impossibile, che sostenga Sergio è facile. Per un pugno di dollari, doveva soltanto dire bene di Detroit, dove lui ha girato il magnifico “Gran Torino”. Ecco la traduzione di alcuni passaggi della sua voce nello spot: “La gente di Detroit aveva perso quasi tutto. Ma ci siamo rimessi al lavoro insieme e adesso Motor City è tornata a combattere. Detroit ci sta dimostrando che si può fare. E quello che è vero per loro, è vero per tutti noi“. Clint for Sergio, ecco una verità.  2) Che Marchionne appoggi Obama è una seconda verità, al di là di qualsiasi smentita. Senza il sì dell’Amministrazione nel 2009 all’offerta italiana e ai prestiti federali, l’ad oggi non sarebbe forse più nemmeno al vertice della Fiat. Eppoi è politicamente un liberal in America e molto Clint nel suo”secondo tempo” italiano. In fondo, la  storia delle tre Big di Detroit è fatta di endorsement e di donazioni in montagne di dollari ai candidati repubblicani, mai a quelli democratici.  Ci voleva Clint for Sergio per contraccambiare un po’.

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