Mi telefona un amico (fa il manager a Milano) e mi dice: il titolo di oggi de il manifesto non mi è piaciuto, perché ha un tono da destra. Ora, la domanda che più mi è stata fatta in tanti anni di lavoro è una: ma chi li fa i titoli de il manifesto? Quello di oggi è “VaffanCina”, riguarda Sergio Marchionne che, parlando appunto dalla Cina, ha definito folclore locale la sentenza del tribunale di Roma sulla riassunzione a Pomigliano di 145 lavoratori iscritti alla Fiom causa discriminazione.  Anche a qualcuno di noi in redazione questo titolo ieri sera non piaceva, perché suonava come un insulto, e l’insulto non fa parte della storia politica ed editoriale del quotidiano. Ma alla fine è andato in stampa perché è piaciuto alla maggioranza degli interpellati, cui non suonava come un insulto e meno che mai con la C maiuscola per Cina. Al limite (è stata la mia parte), è un titolo…folcloristico.

Dal punto di vista linguistico, “vaffancina” non è un complimento ma nemmeno un vero insulto: lo si diceva a volte tra bambini educati che non ricorrevano al vaffa classico e volgare, ma osavano salire un gradino più su di “vaffanbene”. Certamente è un modo di dire che non si usa più, come una cosa del cavolo un tempo si diceva “d’Egitto” (oggi l’espressione è una sola e più volgare, e d’Egitto c’è rimasto soltanto l’improbabile Ruby)  “VaffanCina” è stata piuttosto una espressione di forte disappunto, strappata da quel che Marchionne ormai dice un giorno sì e uno no. E’ un titolo semmai meno efficace de “Il Marchionne del grillo” (qui rivendico il copyright), pare apprezzato dallo stesso amministratore delegato due anni fa. Torno alla domanda iniziale: chi li fa i titoli de il manifesto?  Nascono in genere nella stanza dei caporedattori, una sorta di palestra di lotta libera in cui in molti dicono il loro, magari affacciandosi alla porta, in altri casi suggeriti per telefono da amici e collaboratori (tra questi, celebri “Il pastore tedesco” su Raztinger e “Indovina chi viene a cena” sull’elezione di Obama”) e ora anche via facebook. La direzione ha ovviamente sempre l’ultima parola. Uno dei caporedattori ha l’abitudine di scrivere uno per uno tutte le proposte, comprese quella assurde, le impresentabili, le indicibili o le politicamente scorrette.

ps L’alternativa a “VaffanCina” era comunque “La rivelazione culturale”: bello, ma bocciato perché esageratamente raffinato. Non sarebbe “arrivato”.

Commenti
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    Se è vera la storia dello sciopero indetto alla Sevel in coincidenza con gli orari della partita Germania – Italia degli Europei, comunque, occorre aggiungere un “vaffa” ma non in Cina. Una sentenza da rispettare e infelicemente definita folcloristica, non può poi essere accostata in alcun modo ad una azione rivendicativa ( e come tale da accettare) inquinata da un pesante e non smentito dubbio. Così quel “VaffanCina” va rimesso in discussione, e non solo nella stanza dei capiredattori. Possibile che sia così difficile capire l’importanza della strategia di comunicazione?

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    Sul titolo la discussione resta aperta. Non sullo sciopero, a mio avviso: lascerei alla miopia Fiat dire che gli operai hanno indetto uno sciopero per vedere la partita e non per protestare contro l’approvazione alla Camera della legge di riforma del lavoro.

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    Che cos’è una lingua come quella italiana uscita dal volgo per universalizzarsi se non un pezzo di carne, per chi ne consuma, con del grasso, della polpa e dell’osso.
    Ora indignarsi perchè è stato usato l’osso invece della polpa non ha tanto senso perchè parte e buona dei lavoratori viene proprio trattata come degli scarti, sì, scarti umani e questo che dovrebbe fare indignare e molto ed invece su questo tutto si stà normalizzando, stemperando, anestetizzando magari anche grazie ad una partita di calcio che risolve (?) i ns magni problemi!
    Guardare la forma, l’apparire, ma si cade nel decadentismo del bello fine a se stesso e non si và alla sostanza, quanti usano le belle parole e lasciano marcire il prossimo nell’inedia della mancanza di lavoro, di assistenza e di idee per mantenere viva la ns società?
    Una marea e sono tutti là davanti che non usano il vaffa ma le belle maniere!

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    Ho provato un gran dispiacere nel leggere il titolo del Manifesto,
    forse anche soltanto per la sincronicita’ con i due titoli beceri
    de Il Giornale e di Libero.

    Una bella scivolata, non c’e’ che dire.

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    …questo non mi è piaciuto molto, ma come Vi amo tutti!!
    Sara

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    Posso dire che la rivelazione culturale sarebbe stato tra i più belli che avessi mai letto? Fede, ci vuole fede (nei lettori).

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    Se il titolo non e` piaciuto a molti (troppi), anche di quelli che NON scrivono commenti o lettere, vuol dire che avete toppato. Eddai, toppa anche il Barcellona, si puo` ammettere di aver sbagliato un titolo in tanti anni, no? Se invece volete provare con altri insulti e improperi da bambini (anch`io a 7-8 anni li usavo con una certa goduria) chiedo a mio figlio e vi fo sapere le tendenze del momento. Con la solita stima.

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