Torno dal Salone di Parigi con l’impressione di aver toccato con mano la crisi anche qui. Non accade quasi mai sotto i riflettori dei Saloni, essenza di come si vorrebbe che il mondo (dell’auto) andasse al di là della realtà.  Perfino la musica assordante sugli stand è sparita, o si è fatta meno invasiva. I mercati europei sono sott’acqua, l’Italia ha toccato -25,7% in settembre, senza che questo significhi che l’auto vada male; perché nel mondo, i costruttori guadagnano nei mercati emergenti e sono tornati a farlo anche in Nordamerica, dopo la crisi del 2009 che ha rischiato di spazzar via Detroit. L’Europa ferma potrebbe però essere fatale per alcuni suoi attori, colpevoli di recitare prevalentemente sul palcoscenico del Vecchio continente: i francesi di Psa, che bruciano 200 milioni di cassa al mese, e la Fiat di Sergio Marchionne. Stanno male anche la Ford e la Opel, che tuttavia possono contare ancora sui soldi provenienti dalla casa madre americana, e la Renault, che limita le perdite grazie alla condivisione degli oneri con Nissan e al successo della Dacia. Il low cost sembra essere la risposta più efficace in tempi di recessione: l’80% dei clienti di Dacia in Francia provengono dal mercato dell’usato, segno che il rapporto prezzo/qualità è giusto.  Ma i listini dei costruttori generalisti, da vagamente indicativi, sono diventati ormai finti. In tempi di crisi come il nostro, il lancio di un nuovo modello viene accompagnato da subito da uno sconto che si aggirà anche intorno al 20%. Fatevi sempre un giro tra due o tre concessionari, prima di comprare. Marchionne, parlando al Salone, non ha fatto nome e cognome ma si è riferito con tutta evidenza alla Peugeot  quando ha detto “un concorrente ha investito un miliardo per un nuovo modello e non ne sta ricavando niente. Fai tre o quattro cose così e ti trovi ricoperto di debiti”.  Per essere più precisi, parlava (per giustificare la cancellazione dei suoi investimenti in nuovi modelli) della Peugeot 208, auto per me  niente male ma che in effetti si può trovare già con uno bello sconto. Il discorso vale per tanti: mi risulta che un altro buon prodotto, la Toyota Yaris ibrida, di listino a 17.900 euro come il diesel, si porta via (aspettando per averla dai quattro ai sei mesi) con meno di 16.000 euro. E la nuova intrigante Ford B Max, da indiscrezioni potrebbe essere lanciata a breve con lo stesso trattamento favorevole per i consumatori.  E’ crisi vera, insomma.  Ma anche Henry Ford nel ’29, all’inizio della Grande depressione, rispose tagliando i prezzi delle sue auto. E il marchio dell’ovale blu, è noto, è ancora qui.

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